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Rassegna stampa



La Torre di Porta Tanaro (23 febbraio 2015)

La Torre di Porta Tanaro è l’unico esempio esistente a Ceva di torre-porta medioevale ancora conservata integralmente, mentre il Campanone che mantiene quasi totalmente la sua struttura originaria è una torre perimetrale. La Torre di Porta Tanaro faceva parte di un ponte con dodici arcate costruito sopra il fiume Tanaro ed era posizionata in corrispondenza del secondo pilone di sostegno verso la città, consentendone l’accesso da ovest. In origine il corso del fiume era spostato più ad est e gli elementi strutturali di appoggio di questa porta si trovavano all’interno del suo greto. A causa dell’inondazione del 7 ottobre 1331 il ponte venne in parte distrutto, la torre non subì gravi danni, ma il passaggio cadde in disuso poiché il ponte non fu riparato, dato che il fiume aveva cambiato leggermente percorso.
Nel medioevo, anche la città di Ceva seguì la politica del momento che si alternava tra lo schierarsi con la fazione guelfa, che appoggiava il papato e con quella ghibellina che parteggiava per l’impero. L’ordine dei merli di questa torre è del tipo a coda di rondine che la individua come “ghibellina”, ma la cosa curiosa non è l’origine, quanto il capire perché sia chiamata erroneamente torre guelfa pur in presenza di merlatura ghibellina. Come mai i cebani incorrono in quest’errore dalla fine degli anni Sessanta? Non si sa!
A onor del vero dobbiamo dire che la torre, così come già compariva sulla tavola del Theatrum Sabaudiae del 1682, fino alla fine del XX secolo era coperta da un tetto che ne celava la conformazione dei merli. Nei primi due decenni del dopoguerra furono invece numerosi gli articoli sui settimanali locali che parlavano di gare sportive o serate danzanti sotto “La Vecchia Torre” ad indicazione dell’appellativo di quel periodo. Dal 1957 venne utilizzata come ingresso principale allo sferisterio, fino a che questo fu smantellato e ricostruito nell’area sportiva dei Nosalini. Ora dà adito alla strada pedonale, realizzata di recente e intitolata al garibaldino cebano Benedetto Rovella in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Pare tuttavia difficile togliere quest’abitudine “guelfa” ai cebani, che usano il termine improprio da quasi 50 anni! Una torre medioevale chiamata dei Guelfi era comunque veramente esistita vicino al ponte della Catalana, nei pressi di un’altra torre detta del Gatto. Le stesse comparivano ancora ben delineate su un disegno del paesaggista Pietro Bagetti, realizzato intorno al 1805 e furono distrutte nella prima metà del XIX secolo.




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