Logo

Collegamenti esterni




Facebook Seguici anche su Facebook!

Rassegna stampa



Storie di una ragazza in tempo di guerra - di Adriana Polledro Sciandra (20 giugno 2020)

Dopo l'8 settembre 1943 e l'armistizio con gli Alleati, la situazione in Italia era caotica ed estremamente preoccupante per quel che sarebbe potuto succedere dopo il venir meno del vincolo con la Germania e l’inizio della guerra di liberazione dal nazifascismo.

Da una parte venne istituita la Repubblica Sociale Italiana e vi fu l’occupazione militare tedesca dei territori centrali e settentrionali della Penisola. Dall’altra nacquero i Comitati di Liberazione Nazionale ed il Corpo Italiano di Liberazione, la cui azione sarebbe stata poi proseguita dai Gruppi di Combattimento a fianco delle truppe alleate.

Intanto le prime formazioni partigiane avevano preso vita nelle valli del Cuneese per poi rapidamente estendersi a tutto il Nord Italia. Si stava entrando in piena guerra civile.

A Ceva il tempo scorreva in un identico clima di tensione e di paura. Reparti della Wehrmacht e soldati repubblicani si erano già stabiliti in vari edifici e punti strategici della Città: in piazza del Municipio, al Borgo Sottano, nel Castello Rosso e in quello Bianco, nella caserma Galliano. A questi si sarebbero aggiunti in seguito anche miliziani delle SS ed elementi delle famigerate Brigate Nere.

Quasi ogni famiglia aveva un proprio dramma dal quale cercare di non essere sopraffatta. Qualcuno sperava ancora nel ritorno di un congiunto partito per la Russia l’anno prima, altri dovevano già far conto coi lutti a causa della guerra, molti erano in apprensione per padri, figli, fratelli deportati in Germania o impegnati nella Resistenza, in diverse case si accoglievano nuclei di sfollati dalle grandi città.

Questo era il contesto in cui si svolsero i fatti raccontati da Adriana Polledro Sciandra in “Storie di una ragazza in tempo di guerra”.

Il presidente dell’Associazione Ceva nella Storia, Barbara Florio: “su iniziativa del figlio di Adriana, Emiliano, ho ricevuto il racconto di una giovane ragazza, che rievoca la sua adolescenza e la guerra. Generalmente si è abituati a leggere storie di eventi bellici descritte da uomini, quindi più inclementi di quanto può essere, pur nella sua drammaticità, l’esposizione narrativa fatta da una donna.

Penso che sia uno splendido tassello di storia cebana, che l’autrice ha diligentemente prodotto, motivo per cui si è deciso di renderlo fruibile alla gente.”

Questa raccolta di memorie viene annoverata tra quegli scritti di storia minore, comunque ricchi di particolari rilevanti, che col tempo sta raccogliendo l’associazione storica cebana. Questi sono elementi di rilievo della più ampia ed articolata storia della Città di Ceva degli ultimi secoli.

Per sottolinearne gli aspetti autentici e veritieri il testo è stato volutamente pubblicato nella stesura originale, a mano ed in formato quaderno, anche perché la buona grafia dell’autrice ne consente una facile lettura.

Lorenzo Nurisio, vice presidente del sodalizio: “A quel tempo la famiglia conduceva a mezzadria in regione san Bernardino la cascina Iemina (sulle mappe dell’IGM erroneamente indicata come cascina Femina), conosciuta poi come cascina Taramazzo.

Il papà, che occupa il posto di maggior rilievo nella narrazione, era stato da tempo richiamato alle armi, inquadrato in un Reggimento Fanteria del CIL, morì alla fine della guerra senza aver più potuto far ritorno a casa. La signora Adriana riferisce della sua quotidianità di ragazzina poco più che dodicenne, alternandola al racconto di vicende che, tenuto presente il particolare ambito e lo straordinario momento in cui si svolgono, vengono ad assumere la peculiarità di prove testimoniali e di memorie storiche importanti. Un velo di mestizia, conseguenza degli eventi avversi, pare trasparire dall’insieme dello scritto, ma questa non sfocia mai nella rassegnazione.

La giovane mantiene fertile interesse per le sue passioni: la scuola, la ginnastica, il canto, il disegno, la musica, nella totale consapevolezza che non era obbligatorio né giusto entrare a far parte del “mondo dei vinti”, ma il destino contrario andava affrontato, nonostante tutto, con serenità, maturità e vigore.”

Il libro è un tassello di storia cebana che merita di esser letto attirando la curiosità e la sensibilità letteraria dei lettori e attribuisce ad Adriana il giusto riconoscimento di preziosa testimonianza di un passato non molto recente, ma il cui effetto resta ancora giustificatamente ben vivo nella mente di molta gente.




Vai all'indice di tutte le news pubblicate