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Dopo neanche un mese dall’ultima esondazione, il Cevetta ed il Tanaro erano tornati ad ingrossarsi parecchio per le incessanti piogge e già avevano arrecato danni, specialmente il Cevetta, che minacciava di tracimare nuovamente gli argini la mattina del 31 ottobre. Quel giorno rimase legato ad un episodio di valore e disperazione. Alcune persone si erano raccolte nei pressi del ponte di san Francesco ad osservare l’impetuosità della piena, tra queste una ragazzina di dieci anni, sfuggita per un attimo alla sorveglianza dei genitori, a cui d’improvviso cadde l’ombrello. Costei imprudentemente si avvicinò troppo al ciglio del torrente per raccoglierlo e subito un’onda più grande delle altre la travolse trascinandola nelle acque limacciose. Nessuno dei presenti ebbe l’ardire di intervenire tanto era il pericolo. Un ventunenne garzone di fornaio passava in quel mentre con la sua gerla, Vincenzo Ferro, detto Censin Biařeřa, colui che sarebbe poi diventato un campione di pallapugno a livello nazionale ed a cui è intestato lo sferisterio comunale. Egli incurante del rischio che avrebbe corso si gettò nell’acqua tentando di portare aiuto alla bambina con notevole dispendio di energie, ma quando stava per afferrarla un’altra onda impetuosa la sommerse facendone sparire il corpo. Il coraggioso giovane, ritenuto vano ogni ulteriore tentativo, cercò di mettersi in salvo e faticò non poco per riuscirvi. Fortunatamente dopo aver lottato a lungo contro la corrente ebbe modo di aggrapparsi al tronco di un albero che sporgeva dalla riva, raggiungendo questa senza gravi conseguenze. Il cadavere della piccola sventurata venne rinvenuto una decina di giorni più tardi nel Tanaro vicino al ponte di Bastia. Al Ferro per il suo intrepido gesto fu conferito un attestato di onore con relativa medaglia al valor civile.