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Dopo ventidue anni ritornò l’incubo. Un’area ciclonica estesa dalle Isole Britanniche alle coste settentrionali dell’Africa convogliò sulla catena alpina intense correnti umide che diedero origine ad abbondanti precipitazioni già dal giorno 21 e interessarono anche l’entroterra ligure. Si registrarono anche forti nevicate, però a partire da quote elevate. Le piogge fino alle quote medie determinarono quindi un ulteriore incremento dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua. Il Tanaro, cospicuamente alimentato dai suoi affluenti, superò molte volte la soglia di pericolo lungo tutto il suo corso. A Ceva la serie di lavori che erano stati progressivamente realizzati dopo il disastro del 1994 contribuì sicuramente a rendere meno devastante l’impatto con la nuova gigantesca piena, che per portata in metri cubi al secondo fu addirittura superiore alla precedente (1994 m³/sec. 1050, 2016 m³/sec. 1150). Infatti le amministrazioni comunali che si erano succedute guidate dai sindaci Taramasso, Vizio e Alciati, considerarono sempre prioritaria la messa in sicurezza del territorio dalle esondazioni, con l’allargamento in alcuni punti e la periodica pulizia dell’alveo, l’innalzamento ed il rafforzamento degli argini già esistenti (1997, 2005/2006) e la costruzione di nuovi nelle zone periferiche sia a monte che a valle del tratto cittadino del fiume (1995-1999), la ricostruzione del ponte dell’Oratorio (1998/1999) e di quello della Catalana (2004) senza i pilastri centrali con conseguente aumento della sezione di deflusso, l’elevazione dei piani di appoggio della Passerella (1995). Ciononostante i danni furono rilevanti perché lo straripamento si verificò due volte, alle 13,30 del giorno 24 e dopo una dozzina di ore, alle 2 del 25. La tracimazione degli argini dalla parte del Brolio devastò soprattutto l’edificio della scuola materna ed il parco della Rotonda con i relativi impianti ricreativi, ma anche la Caserma, l’intera piazza d’Armi, le Scuole Elementari, l’edificio ex Ilsa, la società Brenta, l’Oratorio, il Lungo Tanaro Carlotto, un paio di aziende e abitazioni private ne subirono il rovinante effetto. Anche l’allagamento ai Nosalini e soprattutto ai Cameroni portò danneggiamenti a ditte e privati. Il Cevetta, benché molto ingrossato oltre il normale, questa volta non straripò lungo tutto il suo corso, ben contenuto dai vecchi argini e da quelli nuovi realizzati a valle del ponte dei Cameroni. Giunto però nei pressi della foce le sue acque vennero respinte dal Tanaro, eccessivamente ingrossato, e tornarono indietro allagando la piana dei Gorèij e portando problemi ai piani terra di alcune case vicine. Il riassetto generale delle strutture e delle zone colpite anche questa volta fu rapido ed efficace, con l’ovvio auspicio di un futuro preservato da simili disastrosi eventi.