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La notizia di questa tempesta ci perviene da un laureando in legge presso l’Università di Torino nel 1896 di nome Amedeo Claretta. Costui nella sua tesi, pubblicata in Torino lo stesso anno presso la tipografia Vincenzo Bona, intitolata “Gli Statuti del Capitanato dei Marchesi di Ceva dell’anno 1408” racconta di una copia degli Statuti di Ceva edita nel 1586, conservata presso la Biblioteca Reale di Torino ed appartenuta ad un cittadino cebano chiamato Sadoco Camino (nominativo che fa pensare ad un’origine spagnola del medesimo) che, sul finire del Cinquecento, fu uno dei sindaci del quartiere di Garessio. Quest’individuo a margine dei fogli di questo documento aveva provveduto a delle annotazioni in ordine cronologico riferite ai fatti più rilevanti che in quel tempo avevano attratto la sua attenzione. Tra questi per l’anno 1612 descrive la cronaca di una violenta e rovinosa grandinata con queste parole: Il giorno di S. Pietro alli 29 di giugno sendo a vespero verso la Madona della Goardia venì una tempesta tanto grossa che la minima era meza libra le più grose di 4 et di una libra a rouinò da Tano verso il forte tutti li mointi tuta la parte verso costa da uno lato al altro le morere tute soraia portate tute le uge rouinate et de la mese et le grani che mi a dacto dano di più tra il vino e grano legumi L. 400.
Al di là del disastroso fenomeno atmosferico e dei danni agricoli subiti, l’autore di questi appunti, nella pur succinta cronaca, fornisce rilievi interessanti dal punto di vista storico-geografico relativi alla Città: Una chiesa della Madonna della Guardia, il forte, il fiume Tanaro, le colline dei Movinti e di Costa, il borgo delle Mollere, l’altopiano di Soraglia.