Seguici anche su Facebook! |
Si trascrive un estratto della tesi di laurea “Ricerche di toponomastica medioevale dell’Alta Valle del Tanaro” (anno accademico 1970/71) di Maria Luisa Borgna Rossi, discussa con l’emerito professore padre Giuliano Gasca Queirazza dell’Università degli Studi di Torino.
« ... Sono da ascrivere ad epoca preromana anche i toponimi Ceva - pronuncia locale Seva - (cfr. Olivieri, Dizionario di toponomastica piemontese, pag. 40; A. Ferro, Ceva nell’antichità, pag. 4) e Tanaro - pronuncia locale Tonno (Ormea), Tane (Garessio), Tân (Ceva) - (cfr. Dauzat, Les noms de lieux, pag. 197; Rondolino, Il Piemonte preromano, pag. 231).
I primi accenni a Ceva si hanno in Plinio e Columella, scrittori del I secolo d.C. che menzionano entrambi delle specialità locali: il primo le tipiche robiole delle nostre Langhe le quali hanno per mercato principale Ceva, …
… In epoca medioevale la più antica e sicura menzione di Ceva si trova nell’atto di fondazione o piuttosto di donazione del Monastero benedettino di Santa Maria di Pinerolo che risale all’anno 1064: …«infra villam Cevam» (H.P.M. Ch. T. I, col. 607 n. 358).
La grafia «Ceva» si mantiene costante da tale data fino al 1539, ad eccezione di una forma «Caeva» del 1397.
Per quanto riguarda l’etimo di Ceva concordo con A. Ferro, op. cit. pag. 5-7, il quale con valide e approfondite argomentazioni dimostra infondata la supposizione secondo cui il toponimo deriverebbe da una forma dialettale germanica Keve, variante di Kuh significante «vacca» (Forcellini, Lexicon totius latinitatis s.v. Ceva; padre Giuseppe da Bra, Ceva in tutti i tempi, pag. 15-16).
Egli ritiene invece più probabile che il nome Ceva sia connesso etimologicamente con il latino civitas «città», civis «cittadino» e che in origine significasse genericamente un aggregato di case o famiglie, ossia «borgo, città, capoluogo».
Il Ferro, op. cit., osserva che il nome Ceva si pronuncia con la vocale della prima sillaba lunga e ne deduce che probabilmente la «e» di Ceva proviene dalla semplificazione di un dittongo. Fa inoltre presente che anche l’aggettivo «cebanum», riscontrato in Plinio da filologi illustri, quali il Mommsen (Corpus Inscriptionum Latinorum, vol. V, parte II, pag. 898) e l’Holder (Alt Celtischer Sprachscbatz, vol I, col.1060 s.v. Coebani), è ritenuto una lezione volgare ed è riportato nella forma «coebanum» equivalente ad un arcaico caibanom da cui «coebanum» o «caebanum» ed infine, per contrazione del dittongo cebanum.
L’autore suddetto menziona inoltre a suffragio della sua deduzione l’iscrizione di una lapide romana rinvenuta a Monesiglio (Mommsen C.I.L. , vol V, parte II, pag. 856, n° 7551) in cui è nominato un “L. Didius Caeva”, nella quale il cognome Caeva con tutta probabilità deriva dalla città di Ceva di cui quella famiglia poteva essere originaria. Io stessa ho riscontrato una forma Caeva negli Statuti di Priola del 1397.
Pare perciò che il nome di Ceva, all’epoca dell’impero romano, potesse essere notato in due modi: in una forma arcaica come Caiva o Caeva, Coeva ed in una forma semplificata Ceva.
A. Ferro dimostra che sotto le forme succitate il nome della città si può collegare con forme affini delle altre lingue indoeuropee:
latino civ-i-s (forma arcaica ceiv-i-s da ceive-i-s);
osco umbro ceu-s (gen. osco ceve-i-s, umbro ceve-s) «cittadino»;
gotico heiwa (da kheiwa - < keiwa) «casa famiglia» in heiwa-frauia «padrone di casa»;
germanico hiwa, hewa da haiwa (hawa, kaiwa) «recinto»;
anglosassone hiw, antico alto tedesco hî, antico islandese hy (da haiwa) «casa famiglia»;
antico alto tedesco hiw-i-s-ki (da haiwa-i-s-ki);
anglosassone hîzid e hid (da keiwi-tâ) «famiglia»;
lettone siêva (da seiva), «donna, moglie (persona di casa)»;
antico indiano aggetivo çêva-h «amico», çiva-h «familiare» (in antico indiano o sanscrito «e» proviene da «ai», quindi çêva-h da kaiva-i-s).
Il nome di Ceva quindi, se realmente, come pare al Ferro, è collegato con le forme succitate, significa etimologicamente «borgo, città, capoluogo»: la località doveva essere così chiamata dagli abitanti dei villaggi circostanti che vi facevano capo soprattutto per ragioni commerciali.
Questa ipotesi mi sembra accettabile perché ancor oggi, come nei secolo lontani, attorno alla città gravitano naturalmente tutti i paesi circonvicini.
Per la forma Ceba che si deduce dall’aggettivo cebanum di Plinio e che è una lieve variazione di Ceva, l’Olivieri ipotizza la connessione etimologica con il nome del monte Cebenna (oggi Les Cevennes) e respinge la teoria del Serra (Lineamenti, vol III, pag. 78 nota 4) che postula per questo toponimo la base «caedes» nel senso di «abbattimento di alberi nelle selve» (cfr. il Ceda di Parma). ...»