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L’obiettivo del progetto è quello di studiare il dialetto cebano attraverso il parlato, gli scritti, i modi di dire, i proverbi, i soprannomi di persone, luoghi o cose. Maria Alessandra Voena, nella sua tesi di laurea ŘaMandrågóla ò ř’erbaciolandra: aspetti fonetici e morfologici del dialetto cebano, ha preso in esame la “lingua” di Ceva. Si è trattato di un’analisi fonetica e morfologia del dialetto cebano partendo da un testo teatrale La Mandragola di Niccolò Machiavelli, messa in scena nel 1992 dalla Filodrammatica al Teatro Marenco di Ceva. Partendo dalla versione videoregistrata della commedia, si è studiato l’idioma cebano analizzandone appunto la fonetica e la morfologia. Si è potuto rilevare nei suoi studi somiglianze e tratti peculiari di tale dialetto. La sintassi sarebbe stata forse la giusta conclusione di quella che può essere interpretata come una sorta di “grammatica del cebano”, sebbene essa non si discosti troppo da quella dell’italiano, ma i tempi ristretti non le consentirono di cimentarsi in tale opera.
La sintassi potrebbe dunque essere un giusto punto di partenza per quegli studiosi di “lingua”, laureati in lettere o semplici appassionati che volessero intraprendere questa avventura. Il progetto infatti non pone limiti di competenze o titoli di studio in merito al dialetto, anzi è aperto a tutti coloro che credono nelle proprie tradizioni e soprattutto desiderano continuare a sentire il suono della nostra “lingua”.
Le sfere di indagine potrebbero altresì essere: modi di dire, proverbi, soprannomi o “shtranòm” per dirla in dialetto, un dizionario…
Non sono da escludere ricerche presso archivi, biblioteche o addirittura privati, da parte di coloro che volessero aderire al progetto, con l’obiettivo di trovare documenti scritti in cebano o che attestino in qualche modo le sue caratteristiche messe magari a confronto con altre varietà dialettali limitrofe e non.