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Nei secoli passati a Ceva furono attivi tre conventi maschili: due appartenenti all’Ordine Francescano, quelli dei Frati Minori Conventuali (soppresso dal governo napoleonico) e dei Frati Minori Cappuccini (dismesso solo nel 2012) e uno degli Agostiniani (chiuso nel 1798), che seguivano la regola di sant’Agostino. Dal 1666 e per quasi un secolo fu altresì presente un monastero femminile: le suore della Visitazione o Visitandine, ordine fondato da San Francesco di Sales e da santa Giovanna Francesca di Chantal nel 1610. In alcune frazioni e località periferiche (es. Malpotremo, Marogna, Mastrik, Poggi S. Spirito), sono inoltre rinvenibili resti di costruzioni che inducono a credere, anche in assenza di prove documentali, all’esistenza in tempi antichi di altri piccoli insediamenti monastici e romitori, forse di altri ordini. Totalmente assodato fu invece l’intento che si mantenne per diversi decenni del Seicento, ma non giunse mai a soluzione, di edificare un convento di padri Domenicani nella riva che dall’inizio del Borgo Sottano saliva verso il Castello Rosso. Di questo si ha riscontro da un abbozzo progettuale sottoscritto dal noto architetto Amedeo Castellamonte. Senza una strutturazione di carattere conventuale in tempi passati furono impegnate in opere di carattere sociale, infermieristico, assistenziale ed educativo altre comunità di religiose: tre nuclei di Suore del Cottolengo di Torino ed uno di Suore di Carità dell’Immacolata Concezione di Ivrea, mentre sono tuttora operanti, con le medesime finalità, le Figlie della Carità di san Vincenzo de’ Paoli.
Uno degli scopi è quello di andare alla ricerca di quelle fonti documentali ed iconografiche che possono ricondurre all’individuazione il più possibile precisa e dettagliata della conformazione architettonica dei vari cenobi, della loro progressiva trasformazione nel tempo e dei cambiamenti che ne hanno determinato per la maggior parte la modifica della destinazione d’uso. Un’altra analisi potrebbe essere rivolta ai mutamenti di carattere religioso e sociale che sono intervenuti nella comunità od in un contesto più ampio e alle ragioni che hanno determinato la dismissione di una parte delle strutture e la conseguente chiusura o trasferimento in altre sedi delle congregazioni religiose che le occupavano. Ulteriormente interessante potrebbe essere un approfondimento sulle attività che hanno interessato la vita nei monasteri e nelle altre comunità che furono presenti in Città, su alcuna delle principali figure di religiosi e religiose la cui opera è rimasta indelebile nelle memorie scritte ed orali: suor Maria degli Angioli delle Visitandine, padre Prudenzio da Mazzè dei minori cappuccini, suor Teresa Bombelli superiora dell’ospizio, tanto per fare qualche esempio.
Trattandosi di organizzazioni e strutture in diverso stato di consistenza (alcune sono ancora esistenti, altre hanno subito radicali trasformazioni e di altre ancora si conosce a malapena l’ubicazione), gli obiettivi sono perciò assai diversificati.
Per i Frati Minori Cappuccini il proposito principale è quello di ricostruire il processo di sviluppo degli immobili, dalla fondazione ad oggi, individuando il nucleo originale e tutte le aggiunte nonché le funzioni e le destinazioni dei vari ambienti nel corso del tempo, avanzando ipotesi di ripristino della consistenza architettonica via via assunta. Si dovrà dunque procedere attraverso un rilievo metrico di dettaglio e un’analisi delle strutture, incrociando i dati con le fonti documentarie.
Il convento di San Francesco fino agli inizi del XV secolo era situato in località Nosalini, in seguito alle frequenti esondazioni del Tanaro, che lo danneggiarono alquanto, i frati si convinsero a ricostruirlo sulla sponda destra del Cevetta, nei pressi della Città. Soppresso dal governo francese fu poi convertito in ospedale a metà del XIX secolo. Partendo dalla conoscenza dell’esistente, si tratterebbe di depurarlo da tutti gli interventi di adeguamento a struttura assistenziale per cercare di risalire alla conformazione della struttura conventuale prima della trasformazione, facendo anche riferimento alle numerose fonti iconografiche.
Particolare attenzione dovrà essere riservata alla grande chiesa a cinque navate annessa al convento di cui oggi rimane solo in chiara evidenza parte del Quattrocentesco portale. Altro ambito di ricerca riguarda la vita della comunità religiosa all’interno del convento e in particolare i rapporti con la città nel corso del tempo (nel XV secolo qui si riuniva il consiglio comunale).
Per il convento degli Agostiniani l’obiettivo è quello di risalire alla sua configurazione prima dell’abbandono e della trasformazione in cimitero. Si dovrà procedere con un rilievo di dettaglio e analisi anche con tecniche di diagnostica non distruttiva dell’esistente al fine di individuare se all’interno della nuova costruzione possano esserci porzioni delle strutture precedenti, utili a comprenderne la conformazione. Si richiede inoltre un’attenta ricerca archivistica al fine di redigere una cronologia storica degli eventi relativi a questo convento.
In merito al monastero della Visitazione, si chiede in primo luogo di procedere con una attenta ricerca archivistica al fine di recuperare il maggior numero di informazioni circa questa struttura e la comunità ospitata e ricostruirne le vicende, dall’insediamento alla dismissione. Altro obiettivo riguarda lo studio della struttura, di cui si conosce appena l’ubicazione, in associazione con la ricerca documentale e le analisi materiali, si chiede di avanzare delle ipotesi circa la conformazione della costruzione.
Relativamente al convento dei Domenicani, mai realizzato, si chiede l’analisi delle fonti archivistiche al fine di definire con precisione tutta la vicenda, a partire dai motivi che avevano portato l’Ordine a volersi installare a Ceva fino alle cause dell’abbandono del progetto.
Per quanto riguarda i diversi romitori e i piccoli insediamenti monastici sparsi sul territorio e di cui si ipotizza l’esistenza, ad esempio dei Benedettini in località Marogna o il convento di Santa Margherita ai Poggi Santo Spirito, si richiede di effettuare accurate ricerche archivistiche in merito nonché analisi delle fonti materiali. L’obiettivo consiste nel fare chiarezza circa la reale presenza di queste strutture ed eventualmente avanzare ipotesi ricostruttive circa la loro consistenza e operatività.