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Anche sul territorio di Ceva come altrove la diffusione massima delle cascine avvenne tra il XVIII ed il XIX secolo, con strutture con le caratteristiche tipiche che si riscontrano ancora oggi in quelle poche che sono rimaste attive. Si assistette in quei tempi ad una diversa organizzazione dell’agricoltura e la cascina, collocata nelle immediate vicinanze dei terreni da coltivare, divenne la soluzione abitativa ideale per la razionalizzazione della produzione agricola, che generalmente si alternava tra cerealicola e foraggera. Quest’ultima era indispensabile per consentire anche l’allevamento bovino ed ovino. Molto sovente parte dei poderi erano anche destinati ad arboricoltura e vigneti. Oltre a cascinali isolati, distanti tra loro, non mancarono di diffondersi anche altri tipi di insediamenti più grandi, con varie unità abitative affiancate con soluzione di continuità lineare o a forma di quadrilatero intorno ad una corte comune, dove vivevano più nuclei famigliari di contadini. Le cascine potevano essere a conduzione diretta da parte del proprietario oppure vi potevano essere fittavoli o mezzadri. Spesso assunsero la loro denominazione da quella delle famiglie che le abitavano, a volte da cappelle o monasteri collocati nei pressi, da corsi d’acqua che scorrevano nelle adiacenze o dalla presenza di particolari tipi di alberi. Per effetto dell’abbandono delle campagne, fenomeno che si accentuò dalla metà del Novecento, molte di queste residenze rurali sono ora andate in rovina.
Il territorio del Comune di Ceva, oltre che dal capoluogo, è costituito da una serie di insediamenti più o meno grandi che costellano la campagna ad essi circostante. I borghi principali sono Ferrazzi, Malpoltremo, Mollere, Poggi. S. Siro, Poggi S. Spirito. Si tratta di insiemi di caseggiati aventi una forte connotazione agricola che si denota con la presenza di agglomerati di edifici rurali caratterizzati da piccole abitazioni con annessi i fabbricati strumentali. Questi piccoli borghi sono spesso formati da un abitato sparso, suddiviso a sua volta in piccoli sotto-nuclei. Allo stesso tempo queste realtà insediative di conduzione agricola coesistono con quella, più recente, della cascina.
Circa la nascita e lo sviluppo di questi piccoli borghi, aventi generalmente una posizione di costa o mezza costa, si posseggono poche e frammentarie informazioni, per lo più si incominciano ad avere notizie circa la loro esistenza solo dal XVI secolo. Ad eccezione dell’abitato di Malpotremo, sviluppatosi a un centinaio di metri dall’omonimo castrum di origini alto medievali e di quello di Mollere sorto in prossimità di un piccolo castello del XV secolo lungo un’importante direttrice commerciale, degli altri insediamenti non si conoscono i motivi legati alla loro nascita in quella data posizione. Gli edifici, spesso di semplice fattura, non presentano a una prima analisi elementi architettonici salienti tali da poter dare indizi circa la loro realizzazione, anzi, frequentemente appaiano chiaramente essere il risultato di una lunga serie di aggiunte e rifacimenti che rendono molto difficile la lettura della struttura primitiva. In alcuni casi però sono presenti e ben visibili i resti di fabbricati che riportano tracce di pregevole fattura, come in borgata Marogna presso i Poggi Santo Spirito, ad indicazione di strutture precedenti andate scomparse o inglobate all’interno di altre nel corso del tempo.
Il principale obiettivo consiste nel ricostruire, per quanto possibile, le dinamiche insediative, ovvero il processo evolutivo che ha portato questi insediamenti ad assumere l’attuale conformazione. Si tratta perciò di analizzare in maniera approfondita le scarse fonti documentarie e le fonti materiali, procedendo in primis attraverso un attento rilievo dell’esistente. In seguito si richiede di avanzare delle ipotesi di sviluppo, individuando il nucleo originario e le varie fasi di ampliamento.