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Associazione Ceva nella Storia - 24. Amministrazione e politica

24. Amministrazione e politica     Torna all'indice


Riguardo all’amministrazione ed alla politica il cittadino di Ceva, fin dai primordi del marchesato aleramico, non poteva che aver come riferimento gli indirizzi che seguivano i marchesi medesimi e questi a loro volta dovevano tener conto delle propensioni politico-diplomatiche e militari di quelli che di volta in volta erano gli alleati o i casati alla cui sovranità furono obbligati a sottostare. In conseguenza di ciò, la Città fu costretta a volte ad essere di parte ghibellina, parteggiando per l’Impero, ed altre a divenire guelfa sostenendo il Papato. Ceva quindi, pur essendo a capo di un piccolo dominio di terre ad essa soggette, dovette curare i rapporti con il contado di Asti, con gli Angioini, con gli Orleans, con i Milanesi, con il marchesato di Saluzzo e quello del Monferrato, con i comuni di Cuneo e Mondovì, con la diocesi di Alba e più tardi nuovamente coi Francesi, con l’Impero e con i Savoia. Gli affari civili, economici, giuridici e sociali interni erano regolati dagli statuti, concessi la prima volta dai marchesi nel 1357 e rinnovati ed integrati più volte fino al 1530. Altrettanta importanza assunsero le disposizioni degli statuti del Capitanato, istituito all’inizio del XV secolo per agevolare l’amministrazione giurisdizionale del marchesato, stante la confusione che si era venuta a creare in termini di ereditarietà tra i tanti marchesi che, chi più chi meno, vantavano diritti di priorità nella guida del marchesato stesso. Con l’avvento definitivo dei Savoia nel 1551 ed il tramonto della stirpe aleramica, assunse un aspetto di particolare rilevanza la figura del Governatore, massima autorità referente del potere ducale, con competenza su tutto il territorio dell’antico marchesato. Il primo di questi, nominato marchese da Emanuele Filiberto, fu Giulio Cesare Pallavicino che dette di fatto inizio alla nuova dinastia marchionale. Per i secoli che seguirono le nostre terre furono coinvolte pertanto, nel bene e nel male, nelle vicende di casa Savoia. Ceva nel 1623 ricevette le patenti di Città e successivamente fu elevata a Provincia, comprendente 41 comuni, grado che mantenne fino al 1722.
Non mancarono però nel tempo fenomeni di ribellione al potere sabaudo, come ad esempio le cosiddette guerre del sale di fine Seicento, l’adesione di vari soggetti alla fazione giacobina nel periodo che precedette l’invasione francese del 1796 o nel 1821 quando si contarono ben 27 cebani indagati per la condivisione delle ideologie rivoluzionarie che si sarebbero trasformate poi negli ideali del Risorgimento.
Dopo l’Unità d’Italia e l’affermarsi dei primi partiti politici anche in Ceva gli orientamenti andarono a suddividersi tra i vari raggruppamenti emergenti: socialisti, liberali, movimenti di ispirazione cattolica. Si registrò ben presto anche la nascita di periodici di informazione locale a volte apertamente schierati politicamente come “Il Falconiere”,“Avanguardia Alpina” e “Corriere Sociale” prima e “Il Cittadino”, “La Fiaccola” e “La Difesa del Popolo” poi. Dopo il ventennio fascista, l’occupazione tedesca, la lotta partigiana e l’affermarsi della repubblica il processo di rinascita democratica che si registrò portò anche a Ceva, come in tante altri parti d’Italia, ad assegnare un ruolo di primo piano alla Democrazia Cristiana. Questo fin verso la fine degli anni sessanta, allorché per un paio di decenni localmente si vide il partito democristiano confrontarsi, pur mantenendo la maggioranza relativa, con l’ascesa di consensi a favore del partito Social-democratico. Particolarmente eclatante fu il successo della lista del partito Repubblicano nel 1990. Anche in questi periodi i partiti maggiori ebbero, chi più a lungo e chi meno, i loro periodici locali di riferimento ”Alta Val Tanaro” per la DC, “Eco delle Valli” per il PSDI, “La Bilancia” per i Liberali, “La Voce” per il PCI, “Polis” per i Repubblicani Per le elezioni amministrative comunali da qualche turno a questa parte si è registrata la tendenza ad abbandonare i simboli dei partiti a favore di contrassegni di liste civiche, di cui alcune trasversali che uniscono persone appartenenti ad aree politiche differenti. Di conseguenza abbastanza eterogenei dal punto di vista ideologico vengono a formarsi i consigli municipali e le relative giunte.
Un approfondimento analitico sui vari periodi storici e sugli elementi essenziali su cui si fondavano le ideologie politiche e sociali che li hanno contraddistinti e sulla conseguente amministrazione degli affari pubblici è sicuramente una delle attività di ricerca che potrebbero essere intraprese sulla materia. La possibilità di accesso alle carte degli archivi storici, in particolare quello comunale, potrebbe consentire inoltre un’indagine statistico-biografica su tutti i governatori, i sindaci, i podestà, le amministrazioni municipali e le altre amministrazioni locali dalla metà del Cinquecento ad oggi, sulle sedi e sulla frequenza delle riunioni, sull’età dei consiglieri, sulle loro occupazioni lavorative, sul loro grado di istruzione, desumendolo dalla qualità degli interventi verbalizzati, sull’influenza delle famiglie notabili nella composizione dei consessi, sul livello di soddisfazione dei cittadini. Altra ricerca interessante potrebbe essere rivolta a tutti i contenuti delle tornate elettorali: elettori, liste, candidati, propagande, simboli, sistemi di votazione, seggi, risultati, percentuali dei votanti, ecc.