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Associazione Ceva nella Storia - 33. Assistenza sanitaria e tutela degli anziani e dei disabili

33. Assistenza sanitaria e tutela degli anziani e dei disabili     Torna all'indice


L’assistenza alle persone bisognose di cure è stata da sempre uno degli aspetti peculiari della vita sociale cebana. Fin dal primo Trecento già si assisteva alla destinazione di rendite a favore dell’ospedale e poco dopo cominciarono ad operare in Città alcune confraternite, un paio delle quali, gli Umiliati di Santa Caterina e i Disciplinanti o Battuti di Santa Maria, con i loro ospedali-lazzaretti prestavano soccorso ed ospitalità ai malati. Queste confluirono nel 1678 in un’unica associazione, l’arciconfraternita di Santa Maria e Santa Caterina che diede vita ad un Ospedale vero e proprio che, dalla quarta decade del XIX secolo fino al 1990, ebbe la sua sede nel dismesso convento dei Minori Francescani. Vi fu poi il trasferimento nel nuovo ed adeguato fabbricato di san Bernardino la cui attività, pur continuando a fornire una qualità assistenziale consona ai parametri indicati dalla legislazione sanitaria nazionale, pare avviata verso un drastico e penalizzante ridimensionamento in conseguenza dei tagli sulla sanità imposti dai programmi regionali.
Per quanto riguarda l’assistenza alle persone anziane fino ai primi anni Settanta del secolo scorso erano attivati presso il fabbricato del vecchio ospedale due reparti per ambo i sessi a volte chiamati anche “Ospizio poveri vecchi”. L’attività fu dismessa quando la precarietà della collocazione e la legislazione ospedaliera lo imposero. Venne quindi edificata in località Nosalini la nuova Casa Albergo “Città di Ceva”, organizzata anche per utenti non autosufficienti, rimasta attiva fino a poco tempo fa, allorché lavori straordinari di manutenzione hanno portato ad una momentanea chiusura. Attualmente l’unica struttura presente in Ceva è l’istituto Derossi, già denominato “Ospizio di Carità”. Dopo che era stato fin dalla sua fondazione (1779) un ente preposto ad ospitare bambini poveri, principalmente orfani, l’Istituto, ubicato in contrada Valgelata dal 1816, nel 2007, dopo corposi interventi di manutenzione ed ammodernamento, è stato riconvertito in casa di riposo per anziani e disabili.
Particolare attenzione da parecchio tempo è stata dedicata agli utenti del Centro salute mentale con la creazione presso l’Ospedale vecchio, collateralmente all’attività del centro medesimo, di una comunità residenziale protetta e di un centro diurno, mentre per quanto riguarda i soggetti minori portatori di handicap è da diversi decenni organizzato un centro diurno, attualmente anch’esso ospitato presso il fabbricato del vecchio ospedale, con finalità riferite all’assistenza educativa, alla comunicazione, alle autonomie.
Dal punto di vista infermieristico si ricorda la pluridecennale attività delle Suore Infermiere facenti parte della congregazione delle Suore del Cottolengo di Torino, a cui subentrarono, ormai da parecchi anni, le Suore e i volontari aderenti alla Società di San Vincenzo de’ Paoli, estendendo anche gli interventi in termini di sostegno sociale. Prima gestito dalla Comunità Montana ed ora tra le attribuzioni funzionali dell’Unione dei Comuni del Cebano si annovera inoltre il servizio di assistenza domiciliare.
Non esistendo sotto l’aspetto editoriale una vera e propria storia della assistenza in generale in Città attraverso i secoli, le ricerche potrebbero indirizzarsi appunto in tal senso, prendendo in analitico esame tutto quell’insieme di interventi che, per mezzo delle aggregazioni e strutture ad essi deputate, hanno caratterizzato nel tempo la cura degli infermi, l’assistenza agli anziani e ai portatori di handicap. Identici proponimenti cognitivi potranno essere riservati alla precisa individuazione e consistenza edilizia degli immobili dedicati, alla loro ubicazione geografica, alle trasformazioni e riconversioni funzionali, disquisendo in particolare sul lungo e complicato iter burocratico ed edificatorio che ha portato alla costruzione del nuovo complesso ospedaliero. Inoltre dovrà essere affrontato l’argomento in merito alle prospettive future, in termini quantitativi e qualitativi, sia per le degenze ospedaliere, che per le prestazioni ambulatoriali e le ospitalità nelle case di riposo, nelle comunità protette e nei centri diurni, per immobili che in ragione della loro ubicazione territoriale, ricettività, razionalità ed efficienza sono tuttora dotati dei requisiti necessari per rispondere in modo adeguato alle esigenze di una popolazione residente in località di confine e in buona parte in zone disagiate. Si potrà anche prendere in esame, dal punto di vista dell’articolazione organica e strutturale, la totalità dei servizi da erogare a livello locale da parte delle unità operative facenti capo al distretto sanitario ed al comparto socio-assistenziale, anche questi oggetto di ipotesi di riduzione ed accorpamento.