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Associazione Ceva nella Storia - Casata dei Ceva '200: GIORGIO II detto il Nano (1241 ca. - 1326 ca.)

Casata dei Ceva '200: GIORGIO II detto il Nano (1241 ca. - 1326 ca.)     Torna all'indice


Le prime citazioni che parlano di Giorgio II detto il Nano o Nanno (Nannus) risalgono al 1263, al fianco di suo padre.

Acquisì la guida del Marchesato di Ceva nel 1269, alla morte del padre, Giorgio I.

Piccolo di corpo, fu grande per le sue doti di spirito e per le sue gesta, con cui superò i nemici e riacquistate le terre del marchesato ne ristorò, per quanto lo permisero i tempi, la potenza accrescendone lo splendore. Visse a cavallo del XIII e XIV secolo.

Dopo di lui si assistette ad una graduale e lenta parcellizzazione del territorio del marchesato e un’inevitabile polverizzazione del potere politico della famiglia.

Secondo Aldo Martini fu uno dei più grandi personaggi della sua stirpe aleramica, di animo fortissimo e ricco di molte doti, valoroso in guerra, avveduto nei negoziati, saggio negli ardimenti e nell’amministrazione del Marchesato che ne giovò a livello organizzativo.

Sposò una nobildonna della casata Doria ed ebbe due figli Giorgio III e Guglielmo V. Ebbe due figli illegittimi Bertolino e Giacomo Parafea (podestà della Città di Ceva dal 1356 al 1357).

Fece concessioni alle certose di Casotto (1269) e di Pesio (1270).

Nel 1273 aderì ad una lega anti angioina, ma quest'azione provocò una guerra che ebbe il suo epilogo nel 1275 con la battaglia di Roccavione, ove la cavalleria del Nano fu decisiva per le sorti della stessa. Di conseguenza il marchese di Ceva si riappropriò delle terre che gli erano state tolte, cercando di instaurare rapporti di buon vicinato col Monteregale.

Purtroppo il Nano dovette affrontare molte dispute coi suoi familiari, e per non soccombere durante una guerra contro suo cugino, Guglielmo IV alleato ai Bressani di Mondovì, sottomise il marchesato di Ceva al comune di Asti venendone subito re-investito, ma perdendo la sua indipendenza.

Mentre i suoi predecessori avevano stretto vincoli vassallatici con il Comune cedendo a questo parte dei loro possedimenti e ricevendone in cambio l'investitura, Giorgio il Nano compì la stessa operazione per tutti i suoi beni, ben 23 luoghi.

Questa cessione che in passato si era realizzata mediante donazioni, avvenne con una vendita (22 ottobre 1295) e condotta a nome del Marchese Ceva da Oddone del Carretto.

Giorgio il Nano ricevette in cambio centomila lire astigiane (Codex Astensis, III, doc. 674). Asti lo investì e si impegnò a non sub infeudare le terre senza autorizzazione, a difenderle da eventuali attacchi e a non alienarle senza l'autorizzazione del Nano e dei suoi eredi.

Ciascun contraente garantiva, inoltre, di non contrarre alleanze con città o signori nemici dell'altro.

La vendita fu sottoscritta personalmente da Giorgio II il 21 novembre 1295 e dai suoi figli, Giorgio III e Guglielmo V, il 16 febbraio 1296.

Per mezzo di vittorie, di alleanze e di compre Giorgio II il Nano riuscì a far terminare una guerra civile di quasi trent’anni, ma gli ultimi anni di sua vita furono travagliati da gravi sollecitudini e da triste vicende, e dopo la sua morte le condizioni del marchesato di Ceva andarono sempre peggiorando.

Il 30 maggio 1326 i suoi eredi si divisero il Marchesato di Ceva, secondo le volontà testamentarie dettate due anni prima da lui medesimo.

Morì a circa 85 anni, tra il 1325 e il 1326.