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Associazione Ceva nella Storia - Casata dei Pallavicino '700: Filippo Guglielmo Pallavicino ( Torino 1662 - Torino 1732)

Casata dei Pallavicino '700: Filippo Guglielmo Pallavicino ( Torino 1662 - Torino 1732)     Torna all'indice


Filippo Guglielmo nacque a Torino il 22 giugno 1662, era il tredicesimo di quindici figli di Vittorio Maurizio Emanuele Pallavicino, marchese delle Frabose e di Ceva e di Francesca Chabod di Saint Maurice.

Fu uno dei personaggi del casato Pallavicino che più si distinse in ambito militare e politico, chiamato anche barone di Saint Remy e conte di Quart.

Nelle campagne belliche del primo Settecento, condotte in occasione della guerra di successione spagnola, fu incaricato dal Vittorio Amedeo II di Savoia di svolgere missioni segrete e delicate. Fu colonnello del Reggimento Guardie, poi luogotenente maresciallo.
Nel 1703 e 1704 combatté con valore in vari scontri nella Savoia invasa dai francesi, a Montmélian e Chambery, partecipando dopo all’irriducibile difesa della Rocca di Verrua.
Nel 1706, durante l’assedio di Torino, fu posto al comando del 2° Battaglione delle Milizie Urbane.
Nel 1710 venne nominato Governatore di Susa, poi nel 1712 di Cuneo e nel 1714 di Alessandria.
Nel 1711 fu insignito della Gran Croce dei santi Maurizio e Lazzaro.
Nel 1713 accompagnò Vittorio Amedeo II che si recava a prender possesso della Sicilia, aggiudicatagli dai trattati di Utrecht, firmati nei mesi di marzo ed aprile, che ponevano fine alle contese belliche per il trono di Spagna e, tra l’altro, sancivano l’acquisizione del titolo regio da parte dei Savoia. Il trattato siglato all’Aia il 20 febbraio 1720, a seguito degli accordi di Londra del 1718, aveva posto fine alla guerra della quadruplice alleanza. Questa aveva visto soccombente la Spagna, che nel 1717 si era resa responsabile dell’invasione della Sardegna, allora facente parte dell’impero asburgico. In forza di ciò la Sicilia venne assegnata all’Austria, anziché restare ai Savoia, che ottennero in cambio la Sardegna e Vittorio Amedeo II ne divenne re.

Le circostanze conseguenti portarono alla nomina di Filippo Guglielmo Pallavicino a primo viceré dell’isola. Nel frattempo, nel 1719, era stato promosso generale di artiglieria. Nella veste di rappresentante del re, alla guida di cinque battaglioni di fanteria e del Reggimento dragoni del Piemonte, nel maggio del 1720 prese solennemente possesso dei nuovi territori. All’inizio del dominio sabaudo il sovrano promulgò un indulto generale per presentarsi ai nuovi sudditi con un messaggio di pace e moderatezza. Ciononostante il Pallavicino incontrò numerose difficoltà a governare l’isola, soprattutto a causa della diffusa criminalità e per arginarla vietò l’uso e la fabbricazione di carabine e pistole. Egli intrattenne stretti rapporti con numerose personalità dell’isola, in modo particolare con il governatore di Sassari e con Andrea Giovanni Claret, delegato di giustizia della contrada del Marghine, specialmente in materia tributaria e di ordine pubblico. Ripetuti furono comunque i richiami di Vittorio Amedeo II, che costantemente riceveva lamentele sul suo operato da chi era stato privato di alcuni privilegi.
Altri importanti provvedimenti del viceré furono: la creazione del Magistrato di Sanità e del Lazzaretto di Alghero, la riorganizzazione del corpo dei miliziani addetti al servizio di sicurezza interna, la ristrutturazione delle carceri di Macomer.

Dopo la parentesi sarda, nel 1724 rientrò a Torino come governatore della Cittadella. Fu di nuovo nell’isola per un secondo mandato da viceré nel 1726 e vi rimase fino all’anno successivo, dopodiché fece definitivo ritorno in Piemonte.

Il 15 agosto 1729 gli fu conferito il cavalierato della SS. Annunziata e due anni dopo ebbe la nomina a Gran Ciambellano.

Nel ruolo di governatore della Cittadella gli capitò la dolorosa necessità, dopo tutta una vita di amicizia e fedeltà, di respingere l’ex sovrano Vittorio Amedeo II quando questi, dopo l’abdicazione a favore del figlio Carlo Emanuele III, mise in atto il tentativo di riconquistare il trono.

Morì a Torino il 16 febbraio 1732.

Una delle fortificazioni più importanti del quartiere Castello di Cagliari, trasformata alla fine del XIX secolo in monumentale scalinata sormontata da un arco di trionfo, in ricordo del primo viceré piemontese, porta il nome di Bastione di Saint Remy.

Di lui ha scritto il professor Pierpaolo Merlin, docente di Storia Moderna e Storia Economica dell’Università di Cagliari, pubblicando nel 2005 il libro dal titolo Il viceré del bastione. Filippo Guglielmo Pallavicino di Saint Remy e il governo della Sardegna, 1720-1727.