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Insigne critico e storico della letteratura italiana di origine ebrea.
Momigliano nacque a Ceva il 7 marzo del 1883, da Felice e da Sofia Debenedetti, che avevano un’attività commerciale in Città.
Discepolo di Arturo Graf, nel 1905 si laureò in lettere all’Università di Torino e l’anno successivo in filosofia.
Dal 1906 al 1920 insegnò negli istituti secondari di Saluzzo, Savona, Treviglio, Asti, Bologna, Nuoro, Catania, Torino (Liceo classico Cavour e Liceo Gioberti).
Dal 1920 iniziò ad insegnare all’università: fino al 1924 a Catania, dal 1925 al 1934 a Pisa e dal 1934 al 1938 a Firenze.
Nel 1925, Momigliano fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce.
Dal 1938 al 1944 dovette lasciare l'insegnamento a causa delle leggi razziali e adottare lo pseudonimo di Giorgio Flores.
Nel 1944, Momigliano e sua moglie si salvarono dalla persecuzione razziale grazie all’ospitalità presso l'ospedale di Sansepolcro, in provincia di Arezzo in Toscana.
Nel 1946 fu accademico della Crusca e socio dei Lincei.
Come critico fu autore di numerosi saggi su illustri prosatori e poeti della letteratura italiana, Ariosto, Goldoni, Manzoni, Foscolo e opere come la Divina Commedia, il Decamerone e I Promessi Sposi.
Tra le sue opere: Storia della letteratura Italiana dalle origini ai nostri giorni e Antologia della Letteratura Italiana. Accolse nel suo metodo critico i principi dell'estetica crociana, pur perseguendo un suo metodo. Attraverso i suoi saggi si può cogliere l’interesse per l'analisi psicologico-culturale e per la struttura poetica.
Collaborò coi più importanti periodici e giornali italiani.
Morì a Firenze il 2 aprile del 1952.