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Associazione Ceva nella Storia - Leggende: la FATA del FORTE, BIANCA d’Alba (XVII secolo)

Leggende: la FATA del FORTE, BIANCA d’Alba (XVII secolo)     Torna all'indice


Resa celebre dal romanzo di Giovanni Battista Salvetti La Buona Fata del Forte è un personaggio inventato.

Siamo nel 1615. Una giovane donna si prodiga in opere buone acquistando una reputazione di santa e di onnisciente.

Veniva chiamata la Buona Fata perché era misericordiosa, soccorrevole e madre dei poveri. Conosceva le molteplici virtù e i segreti delle erbe e se ne valeva a beneficio dei suoi simili.

Di sorprendente bellezza! Perfetto l’ovale del volto con occhi neri profondi, non timidi, ma volta a volta di una singolare fissità ed insistenza.

La taglia era svelta e slanciata con passo agile che mostrava tutta la sua gioventù e la voglia di vivere.

Vestiva in modo modesto, indossava una veste di stoffa scura e sulle spalle un velo denso di egual colore, che dopo d’essersi ripiegato sul collo, saliva a coprirle la testa e gran parte del volto.

Nelle sue movenze aveva una grazia che rivelava immediatamente i suoi nobili natali.

Si chiamava Bianca ed era la figlia del marchese di Alba (invenzione dell’autore), scappata dalla casa paterna per evitare un matrimonio combinato col marchese S. invece di poter sposare il suo vero amore, Ottone.

Si rifugia nella casa natale della sua fidata cameriera a Ceva e qui vi resta nascosta e al sicuro per due anni.

La piccola casetta bianca si trovava nel fitto ed oscuro bosco oltre la collina su cui si erge il Forte di Ceva e si poteva scorgere appena superato il colle Baglioni.

Passava le sue giornate ad aiutare i poveri e gli ammalati.

Proprio in quel periodo scoppiò un’epidemia che colpì i soldati del Forte e Bianca, personaggio di inusuale tempra ed umanità, non esitò a curarli ed assisterli.

Serena e tranquilla pensava di essere al sicuro sotto i bastioni del Forte, ma venne scoperta!

Soccorsa dal suo amore Ottone, inizia una rocambolesca storia, cucinata con sapiente arguzia dallo scrittore che descrive le peripezie dei giovani in una piccola città, protagonista anch’essa di un’avventura corale tra la drammaticità dei suoi momenti cruciali e la vivace quotidianità di un ambiente capace di ricreare, con limpidezza superiore alla penna di uno storico, luci ed ombre di un Seicento cebano di grande fascino.

Abbiamo alcuni “uomini senza scrupoli” che vengono assoldati dal marchese S. per rapire Bianca, ma questa viene aiutata da Ottone, i soldati del Forte e don Silvio.

La storia si conclude col matrimonio di Bianca e Ottone celebrato a Ceva da don Silvio.