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Marisa Bellisario, nata a Ceva il 9 luglio 1935, è stata la donna manager più famosa d'Italia negli anni Ottanta del secolo scorso. Suo padre era di Gioia del Colle, in provincia di Bari, ricopriva l’incarico di direttore dell'ufficio delle Imposte Dirette di Ceva, in piazza Gandolfi, mentre la madre, Claudia Realini, detta Dina, proveniva da Altare. Il nonno materno, Lucio Realini originario di Cadibona, si era trasferito con la sua famiglia da Altare a Ceva e faceva l'imprenditore edile. Gli furono commissionati vari lavori in città, tra cui la nuova stazione ferroviaria, le scuole, la circonvallazione della città stessa, alcuni ponti e costruì il palazzo in piazza Gandolfi dove nacque Marisa.
L’infanzia della Bellisario è segnata dal secondo conflitto mondiale, vive con occhi da bambina l'occupazione di Ceva prima da parte dei tedeschi, alcuni si installarono in casa sua, poi dei repubblichini. Tutto è mascherato dal dolore, assiste al lancio delle bombe e alla fucilazione di alcuni partigiani. Alla fine della guerra i tedeschi in ritirata fecero saltare i ponti costruiti dal nonno Lucio, dividendo la città in tanti borghi isolati e lasciando desolazione e dolore.
L’istruzione scolastica primaria che le viene impartita è alterna a causa della guerra. In seguito al trasferimento del padre a Cuneo, Marisa frequenta ragioneria presso l'Istituto tecnico Bonelli. Ben presto si rivela una studentessa eccellente.
Frequenta l’università a Torino e si laurea in Economia e Commercio.
Nel 1959 si trasferisce a Milano ed entra alla divisione elettronica dell'Olivetti. Inizia un corso di informatica, dove studia l'Elea 9003, il primo computer commercializzato nel mondo. La scelta fatta da Marisa di occuparsi di computer invece che di amministrazione, le fornisce l'occasione di acquisire professionalità, imparare a gestire il personale e gli strumenti per realizzare progetti e guidare un'azienda verso obiettivi prestabiliti.
L’ambiente lavorativo è dinamico e divertente, aperto e sensibile alle novità culturali, scientifiche e sociali. In questo periodo incontra Lionello Cantoni, ideatore di alcuni programmi per l'Elea 9003. Grazie alla sua caparbietà e alla conoscenza del lavoro, ottiene dei progetti da seguire e sviluppare, dimostrando la sua bravura.
Nel 1961, alla Fiera di Milano viene presento l'Elea 6001, un pc più piccolo con versione contabile inventata da Marisa e dall'ingegner Domenico Cesa Bianchi ed è un successo.
Nel 1964 girano voci allarmanti sulle condizioni economiche e sul futuro dell'Olivetti, che viene salvata dal gruppo formato da Fiat, Pirelli, Imi e Mediobanca Centrale; la sezione elettronica, in perdita, viene venduta alla General Electric Company di New York, che ha appena acquistato la Bull. La collaborazione con gli americani le permette di imparare le metodologie di pianificazione e gestione e che il prodotto da vendere deve essere ingegnerizzabile in tempi rapidi per poter rispondere tempestivamente alle richieste di mercato. Riesce a far portare avanti il progetto del pc 4035, chiamato Serie 100, progettato e prodotto in Italia, che diventa il secondo computer più venduto al mondo, dopo quello dell'Ibm, un vero successo per la Bellisario. Nel 1965 va in America per corsi di aggiornamento presso la General Electric ed entra a far parte del management della Honeywell. Nel 1968, vengono acquisite tutte le quote rimaste dell'Olivetti e si costituisce la General Electric Information Systems Italia (Geisi). La Bellisario rimane alla Geisi.
Il 29 maggio 1969, a Palazzo Marino a Milano, si sposa con Lionello Cantoni da poco divorziato, professore di informatica del Politecnico di Torino, dirigente della Olivetti e della Fiat Auto. Non avranno figli. Il marito ha avuto un ruolo importante nella sua vita poiché l'ha confortata e sostenuta nei momenti di crisi e le è stato sempre accanto. Cantoni crede gli stessi diritti e doveri tra uomo e donna e per questo spinge Marisa a lottare e crearsi la sua indipendenza nel mondo del lavoro, lasciandola libera nelle sue scelte.
Due settimane dopo il matrimonio la Bellisario parte per la Florida.
Nel 1970, la Honeywell compra la Geisi, Marisa Bellisario vi lavora fino al 1972, per poi tornare all'Olivetti ad Ivrea. Compra casa a Torino, in zona Sassi, lasciandosi alle spalle Milano, che l'ha vista crescere. Nel 1977 ha il compito di elaborare il "libro bianco" con le linee guida per l’azienda. Nel 1978 viene presentata la prima macchina da scrivere elettronica.
Nel 1979, Carlo De Benedetti la nomina Presidente della Olivetti Corporation of America ed anche se sembra un passo indietro per la sua carriera, Marisa accetta. L'azienda attraversa un momento di crisi e Marisa deve ricostruire la struttura, migliorare l'efficienza e l'immagine societaria, puntare sul profitto e tagliare i costi. Si trasferisce la sede dell'impresa da Park Avenue a Terrytown per diminuire le spese, ma questo non sarà sufficiente per salvarla. Nel 1980 la direzione la manda in Francia per curare i rapporti con la Cii-Honeywell Bull. Le viene proposto di lavorare per la Sit Siemems, che alla scadenza degli accordi con la Siemens tedesca prende il nome di Italtel.
Marisa Bellisario lascia l'Olivetti per entrare a far parte dell'Italtel, ma la società è in crisi. Nel 1981 ne diviene amministratore delegato trasformandola in una moderna azienda in tre anni. Un successo indiscusso che la consegna ai manuali di economia come esempio di ristrutturazione di un’impresa pubblica e le fa guadagnare nel 1986 il Premio di manager dell’anno. Una vittoria che però non spiana la strada di Marisa, che dovrà combattere ancora contro pregiudizi radicati. A dimostrarlo è la vicenda della Telit, grande polo italiano delle telecomunicazioni che avrebbe dovuto nascere dalla fusione di Italtel e Telettra, azienda Fiat del settore. L’accordo salterà per l’ostinazione della Fiat nel negare a Marisa, una donna, l’incarico di Amministratore Delegato. Un brusco arresto per il settore italiano delle telecomunicazioni che con la Telit avrebbe potuto conquistare un posto di primo piano nel panorama internazionale.
Manager affermato, frequenta il bel mondo e i vertici della politica. Riviste rinomate le dedicano copertine ed articoli.
Marisa Bellisario credeva nella meritocrazia.
Il 12 giugno 1984, il presidente del Consiglio, Bettino Craxi, la invita ad entrare nella Commissione Nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna, per le nuove tecnologie, presieduta dalla senatrice Elena Marinucci. Cercò di mettere in luce la posizione delle donne nel mondo del lavoro. Nel suo libro autobiografico esprime il rammarico per non aver fatto di più per le donne: «Mi piace pensare che la mia storia possa dare fiducia alle giovani donne che cominciano la loro carriera: una donna può farcela in qualsiasi carriera se lo vuole, se accetta le regole del gioco e se crede in sé stessa».
Nel 1987, il Club Momigliano - Centro Cebano di Cultura, in occasione della 9ª edizione del Premio Poesia, consegna a Marisa Bellisario il Campanone d’Oro, che lei apprezza molto.
Nonostante il tumore alle ossa, che la portò lentamente alla morte, continuò a lavorare, fino al termine dei suoi giorni, il 4 agosto 1988, a soli 53 anni a Torino. Con funerali civili fu sepolta al cimitero di Ceva, vicino al suo amato padre e alla famiglia.
Marisa non è stata solo la manager “dura, ma corretta” come la definì la stampa internazionale, ma un esempio per tutte le donne.
A lei è intitolata la Fondazione Marisa Bellisario che ogni anno assegna il Premio la Mela d’Oro alle donne che si sono distinte nei vari rami di attività e alle laureate in ingegneria elettronica.