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Nacque il 22 dicembre 1757 nel Forte di Ceva, poiché suo padre, il marchese Giuseppe Ignazio Ceva di Roascio e Lesegno, era il comandante.
Ebbe per padrini il conte Garelli di Rifreddo e la contessa Adelaide Del Carretto.
L’abate Giuseppe Demetrio Ceva dei Marchesi di Ceva, Roascio e Lesegno era dottore d’A.L. e canonico, cantor maggiore della città di Vercelli.
Oltre che per nobiltà di natali, si distinse per i suoi intemerati e semplici costumi e per religiosa pietà. Percorse il lungo cammino della sua vita facendosi specchio altrui d’ogni cristiana e civile virtù.
Zelatore integerrimo dei propri doveri, sensibile verso gli infelici che aiutava anche elargendo denaro.
Non volle che la sua memoria venisse meno in Ceva e fondò un anniversario perpetuo nella collegiata, in suffragio della sua anima con una generosa retribuzione ai canonici, ai cappellani e agli inservienti di questa funzione (ordinato capitolare 11 gennaio 1832).
Legò alla parrocchiale di Ceva un magnifico stolone ricamato in oro.
Il 20 agosto 1830, Sua Maestà Carlo Felice lo nominò suo Elemosiniere. Nel 1826, fu Vicario generale della Curia Arcivescovile di Vercelli.
Il suo necrologio pubblicato nella Gazzetta Piemontese, del 16 marzo 1839, n. 63 dice:
«Nel giorno 10 dello scorso mese di febbraio mancava ai vivi in Vercelli nella grave età di oltre 16 lustri, e dopo brevissima malattia, l’abate D. Giuseppe Demetrio Ceva de’ marchesi di Roascio e Lesegno cavaliere della sacra religione ed ordine militare de’ Ss. Maurizio e Lazzaro, elemosiniere onorario di S. M., Canonico arcidiacono della metropolitana, e Vicario generale di quella diocesi.”
Morì a Vercelli il 10 febbraio 1839.