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Giovanni Luigi Andrea Torelli nacque a Ceva il 22 giugno 1878, dal padre Bartolomeo e dalla mamma Teresa Margherita Bellone e fu battezzato lo stesso giorno.
Questa sollecitudine dei suoi genitori gli riempiva l’animo di gioia, ne parlava costantemente con entusiasmo e attribuiva a ciò la grazia della sua vocazione al sacerdozio. Infatti sin da piccolo rivelò una certa devozione. La zia, Teresa Bellone Rovella, lo ricordava come un bambino dall’attitudine buona, che amava divertirsi costruendo altarini e recitando funzioni religiose.
Compì gli studi a Ceva per poi continuare nel 1890 con la Scuola Apostolica presso il Santuario di Vicoforte e nel 1895 passò al Seminario Maggiore di Mondovì Piazza.
Il 29 giugno 1901 venne ordinato sacerdote dal vescovo di Mondovì monsignore G.B. Ressia e l’anno successivo fu nominato vicerettore del Seminario Minore.
Nel 1903 venuto a mancare il canonico Soldetti, Cappellano dell’Ospizio di Carità di Ceva, fu chiamato a succedergli nell’incarico. Per i cinquantatré anni in cui resse l’istituto, da lui trasformato a nuova vita e si occupò dei “suoi” ragazzi a cui si affezionò subito e che in seguito chiamò la sua seconda famiglia.
Aveva scelto come programma la massima: Un buon educatore deve vedere tutto, dimostrare di vedere per metà e castigare pochissimo.
Nel 1909 fu anche nominato canonico penitenziere della Collegiata di Ceva.
Collaborò coi settimanali locali “Il Corriere Sociale” e “Il Falconiere” e pubblicò nel 1914 un opuscolo di meditazioni sul Santo Volto. Si adoperò molto per il ritorno dei padri Cappuccini a Ceva.
Nel 1915 venne chiamato a prestar servizio, durante la Grande Guerra, ma fu congedato a causa del peggiorare della sua vista.
Per tutto il periodo in cui fu direttore dell’Ospizio di Carità ricevette uno stipendio, ma nel 1951, in occasione del cinquantesimo anniversario del suo sacerdozio, volle donare tutti i suoi risparmi all’istituto medesimo, che corrispondevano al suo compenso per tutti gli anni di servizio.
Il canonico Torelli era sempre sereno, sorridente, anche in mezzo alle prove ed ai dolori, esempio vivo de quella santa letizia che continuamente raccomandava.
Conservò sempre una grande venerazione per la Regina Montis Regalis tornando sovente e volentieri a Vicoforte per trovarsi, come affermava lui, nella terra della Madonna.
Lasciato il suo mandato poiché ormai praticamente cieco, continuò a vivere nell’Ospizio celebrando le Messe e le funzioni nella Cappella interna di questo edificio.
Morì a Ceva il 29 gennaio 1956 e i suoi funerali furono solenni per partecipazione di clero e di popolo.