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La sua storia risale ai primi mesi del 1553. Costruito, modificato, abbattuto e poi ricostruito; assalito, invaso e infine distrutto. Una storia ora raccontata, nero su bianco, dal libro Il forte di Ceva di Gianmario Odello. Il volume, edito da ArabAFenice è stato presentato al pubblico venerdì pomeriggio nella suggestiva cornice del teatro Marenco. Presenti sul palco, insieme all’autore, il sindaco Alfredo Vizio con l’assessore Giorgio Raviolo, Paola Pallavicino della nobile famiglia proprietaria del forte e Carmelo Prestipino dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri sezione Valbormida. L’Istituto, insieme alla Società per gli Studi storici, archeologici ed artistici della Provincia di Cuneo ha patrocinato la pubblicazione realizzata grazie al contributo della Regione Piemonte e del Comune di Ceva. Dopo aver esaminato il contesto storico precedente e poi di spinta alla costruzione del forte, nel suo libro Gianmario Odello passa a descrive la fortezza e a raccontare le vicende che qui si svolsero, fra l’invasione francese, la guerra del 1796, gli ultimi assalti e poi la distruzione. L’autore non manca di riservare spazio, dedicando un apposito capitolo, anche ai prigionieri detenuti nella struttura, alle cappelle erette al suo interno e sul passaggio segreto. Tra le pagine numerose foto, alcune inedite, rilievi, tavole e disegni. «Un libro - ha commentato il sindaco Vizio - che è ricerca approfondita e dettagliata, frutto di un meticoloso lavoro che regala alla Città una parte significativa della sua storia». Gianmario Odello: «Un’opera che tenta di rispondere in modo dignitoso all’esigenza di trattare l’argomento già sentita nel 1951 dal prof. Giuseppe Barelli che ne auspicava una monografia. Tengo a ringraziare per la collaborazione Armando Gallo, Ivo Chiappello che ha curato il progetto grafico, Angelo Bagnasco, gli architetti Andrea Briatore e Simone Gallo per avermi fornito propri studi e ricerche, Giorgio Gonella, Lorenzo Nurisio che ha preso molto a cuore quest’opera e mi ha spinto a integrarla valutando nuovi aspetti e a “Ceva nella storia”, associazione di cui faccio parte, che mi è stata vicino».