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Monumenti ed Architetture a Ceva


Associazione Ceva nella Storia - Le Case Medievali di borgo Sottano

Le Case Medievali di borgo Sottano     Torna all'indice


Questa zona della città è sorta in epoca medievale, verso la metà del XIV secolo. Alcuni edifici, nonostante le diverse centinaia di anni trascorsi, portano ancora chiari segni di questo periodo e in alcuni casi si sono conservati quasi inalterati. Benché si possano osservare numerose tracce medioevali lungo il borgo Sottano, ad oggi sono solo quattro le costruzioni che mostrano interi fronti riconducibili al Medioevo, sia perché conservatisi nel tempo, sia perché riportati a vista in seguito a recenti interventi di restauro.

La prima casa è ubicata al civico 14/16 e presenta un dipinto raffigurante una Madonna con Bambino trasportata da angeli al livello del secondo piano.
Si tratta di una tipica cellula monofamiliare in stile piemontese della prima metà del Trecento, di quattro piani fuori terra con fronte a mattoni a vista e con due bucature per piano su cornici marcadavanzale, sormontate da archi a sesto acuto e cornici in laterizio al primo e al secondo piano, che erano i livelli abitati.
All’ultimo piano, che fungeva da sottotetto, le bucature si riducono a delle monofore arcuate a tutto sesto.
Al piano terra è visibile l’arco, in parte tamponato, dello spazio porticato che nel XIV secolo ospitava un’attività commerciale.
Un intervento di restauro degli anni Novanta del secolo scorso ha riproposto le bifore al primo piano e colorato di giallo le lunette e le porzioni in sfondato.

La seconda struttura si trova al civico 33, praticamente di fronte alla prima sul lato opposto della via. Si tratta di un edificio ristrutturato nel 2013 del quale, nel corso dei lavori, è stata riportata alla luce la facciata originaria. La costruzione, più modesta della prima, consiste in una cellula di tre piani della metà del Trecento, ancora caratterizzata dal portico al piano terra.
La facciata è in laterizio, così come le cornici marcadavanzale solo in parte conservate, con un arco di portico a tutto sesto e un’ampia bucatura a sesto acuto al primo piano. Il recente restauro ha voluto riproporre la bifora contenuta al suo interno.
Al secondo piano sono state ripristinate due monofore a tutto sesto. Nello spazio porticato si può notare la presenza di una rittana di separazione dall’edificio successivo per lo scarico delle acque piovane, ad indicazione che in origine questo fabbricato aveva un tetto a capanna con il timpano in facciata, per cui si presentava con un aspetto diverso da quello attuale.

Il terzo edificio, adiacente al precedente, dal civico 37 al 49, consiste in una struttura porticata di tre piani databile tra la seconda metà del Trecento e il primo Quattrocento, frutto dell’unione di due cellule edilizie preesistenti.
La facciata è in laterizio a vista e, nonostante il rimaneggiamento delle finestre, sono ancora riconoscibili le tracce delle quattro aperture per piano arcuate a tutto sesto, probabilmente delle monofore, impostate su cornici marca-davanzale. Le aperture del primo piano sono sormontate da un bardellone costituito da elementi curvi in cotto, prefabbricati, aventi una decorazione a dadi ruotati.
Al piano terra si trovano i due archi del portico, questi sono diversi tra loro per luce e freccia in quanto unici superstiti delle due cellule poi unite. In particolare la ghiera dell’arco di destra è caratterizzata da una modanatura formata da elementi prefabbricati in cotto. Sempre al piano terreno sono presenti alcune scarpe di rinforzo, aggiunte successivamente. Lo stile di questa facciata è piemontese e, sebbene sia riconducibile al XIV-XV secolo, riprende caratteri dell’architettura romanica duecentesca, come riscontrato nella produzione edilizia contemporanea di altre città.

La quarta costruzione, dal civico 28 al 34, sul lato opposto della via rispetto alla precedente è attribuibile alla seconda metà del Trecento. Si tratta di uno degli stabili di epoca medioevale meglio conservati a Ceva e consiste in un edificio dall’ampia facciata (forse anch’essa risultato dell’unione di due cellule preesistenti) di tre piani in cotto a vista.
Al piano terra vi è il porticato, formato da due archi a sesto acuto, mentre al primo piano, nonostante i rimaneggiamenti, si osservano le tracce di due ampie aperture a tutto sesto probabilmente contenenti in passato delle bifore, sormontate da una cornice e da un bardellone liscio. Queste erano impostate su una cornice marca-davanzale costituita da archetti pensili in cotto prefabbricati; la sequenza di archetti è compresa tra due piccoli elementi scultorei antropomorfi in arenaria. Le due aperture più ampie erano affiancate da bucature più piccole, riconducibili a delle finestre di cortesia, utilizzate per lo smaltimento dei fumi dei bracieri. Al secondo piano si trova un’ulteriore cornice marcadavanzale, di fattura più semplice, al di sopra della quale sono riconoscibili le tracce di tre aperture arcuate a tutto sesto, di ampiezza minore rispetto a quelle del primo piano. La facciata è chiusa superiormente dal cornicione originale, in laterizio formato da due filari di mensole a cavetto. Nel complesso il fronte segue modelli piemontesi e vi è un accenno all’uso di elementi della tradizione duecentesca.

Infine, dal civico 87 al 91 è situato un edificio che, quantunque sia stato realizzato verso la fine del XIX secolo in stile neogotico, evidenzia sul frontespizio quattro elementi scultorei in arenaria, forse anteriori all’anno 1000, di cui non si conosce la provenienza, ma che sono stati recuperati e apposti sulla facciata come decorazione.
Procedendo da sinistra verso destra si osservano al primo piano: una coppia di mascheroni, di cui quello di destra con lineamenti chiaramente femminili e la testa coronata; un agnello nimbato (o crucifero) che cammina su un serto di rose; un ariete azzannato da un orso. Il quarto elemento si trova nella chiave d’arco del portico e raffigura un personaggio vestito con una toga e seduto con le mani sulle ginocchia.