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Monumenti ed Architetture a Ceva


Associazione Ceva nella Storia - Palazzo dello Zodiaco

Palazzo dello Zodiaco     Torna all'indice


Questo palazzo si affaccia sulla piazza principale della città ed è il frutto di una lunga serie di interventi che lo hanno interessato durante i suoi quasi 800 anni di esistenza.

L’edificio venne chiamato Palazzo dello Zodiaco per la presenza di alcuni fregi in arenaria (più antichi dell’edificio stesso) risalenti all’alto medioevo, recuperati e posti sulla facciata, che facevano erroneamente pensare a simboli astrologici. Nel 1944 venne messo sotto la tutela della Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali su richiesta della famiglia Cora, che aveva la sua attività commerciale nei locali al pian terreno, da qui anche la denominazione ai giorni nostri di Palazzo Cora.

Precedentemente ai lavori di restauro eseguiti nel 2010, l’immobile si presentava come un unico fabbricato di quattro piani, dal quale già sporgevano alcuni elementi in arenaria di pregevole fattura che ne facevano intuire l’origine medioevale, così come la presenza della rittana sul lato sinistro.
Durante gli interventi di ripristino si è messa in luce la magnifica struttura originaria, riconducibile alla metà del XIII secolo, ponendo in risalto il suo antico splendore. Si è così evidenziato che quello che veniva indicato come un unico corpo di fabbrica era costituito dall’unione di due edifici, di cui quello di sinistra più antico, mentre l’ultimo piano era un’aggiunta di epoca successiva.

La porzione di sinistra è quella che merita una maggiore attenzione perché si rivela come una cellula di epoca medioevale, con un fronte in cotto di tre piani e con timpano in facciata rimosso. Il piano terra, in origine, si presentava sotto forma di porticato. Questo complesso era sicuramente di proprietà di un notabile della città del XIII secolo e al primo piano, molto probabilmente, si trovavano degli spazi destinati a funzioni pubbliche, mentre al secondo vi erano gli ambienti adibiti ad abitazione. Al piano terra si trovano i resti di un elemento lapideo decorato, nel quale si intravede ancora uno scudo al centro.
Osservando la facciata, al primo piano si notano due aperture arcuate a sesto acuto di importanti dimensioni, impostate su una cornice marcadavanzale aggettante (probabilmente di archetti pensili successivamente rimossi), delimitata alle due estremità da una testa di leone a sinistra e da una coppia di gemelli a destra. Ai lati delle sopra descritte aperture si trovano altri due elementi lapidei, che in passato erano protetti da due sporgenze in mattoni a sesto acuto.
Quello di destra raffigura un leone accosciato e quello di sinistra sembra un sagittario, ovvero un centauro vestito di corazza con testa spezzata, che con la mano sinistra tiene l'arco e con la destra, mancante, la saetta che sta per scoccare, mentre la parte inferiore è rappresentata dal corpo di un leone con la coda inarcata.

Al secondo piano si individuano i resti di due aperture arcuate a sesto acuto, impostate su una cornice marcadavanzale, che in origine contenevano al loro interno delle bifore; entrambe erano affiancate da una apertura più piccola, utilizzata per lo smaltimento dei fumi dei bracieri durante il periodo invernale. Sempre a questo piano, le ghiere delle due aperture a sesto acuto sono sormontate da un bardellone costituito da laterizi curvi scolpiti a mano e rappresentanti falchetti diversi tra loro.
Durante i lavori di restauro, all’interno dello sfondato che stava al di sopra della bifore dell’apertura destra, è emersa una sagoma ottagonale in pietra, circondata da elementi tondi (tipo perle) di cui rimane solo la forma. Sempre al secondo piano, al centro della facciata tra le due finestre, si intravedono ancora i resti di una nicchia, probabilmente volta a proteggere un qualche elemento decorativo successivamente andato perduto. All’interno delle aperture del secondo piano e sopra le ghiere di quelle del primo, si possono ancora scorgere tracce di una decorazione pittorica bianca dei laterizi, probabilmente in riferimento ad un apparato decorativo bicromatico tipicamente astigiano, andato scomparso.
La facciata presenta ancora alcune buche pontaie (fori rettangolari), utilizzate per costruire la medesima e consentire eventuali lavori di manutenzione.

La porzione di destra, di epoca successiva, era più alta di quella di sinistra. La sua facciata era dipinta con finti conci in pietra e finte aperture a sesto acuto di colore grigio. A testimonianza di ciò, durante gli interventi di restauro, si è lasciato a vista un piccolo dettaglio raffigurante l’intonaco con disegni rettangolari, nella parte in alto a destra.
E’ ipotizzabile che l’ultimo livello sia stato aggiunto tra il XVII e il XVIII secolo, mentre risale all’Ottocento il cornicione su mensole in cotto di pregevole fattura, che uniforma e unisce definitivamente i due edifici.