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La chiesa parrocchiale di San Marco è posta al limitare orientale della frazione, dirimpetto al ponte sul torrente Cevetta, su cui transitava la vecchia statale 28 bis. Da una relazione del 1906 di don Antonio Dotta, primo parroco canonicamente investito, si evince che una chiesa eretta in parrocchia esisteva già dagli inizi del XVII secolo, stante la presenza nell’archivio dei libri dei conti e dei registri di nascita, matrimoni e morti che datano dal 1611. Non esistono documenti relativi alla costruzione dell’edificio sacro, ma lo stesso compare delineato sulla veduta di Ceva della seconda metà del Seicento di Francesco Toscano, nelle adiacenze del castello dei Doria, quindi pressappoco dov’è situato ora.
Inizialmente pare che la parrocchia fosse dedicata, oltre che a san Marco Evangelista, anche a san Nicola di Bari. Pur disponendo di un proprio beneficio, di fonte battesimale e cimitero, non sempre le venne riconosciuta l’indipendenza da quella di Ceva, i cui parroci costantemente si opponevano a ciò. La stessa curia vescovile era in una posizione di incertezza, tanto da non formulare decreti formali di investitura e limitandosi alla semplice nomina dei parroci, chiamandoli rettori. In un decreto di papa Pio VII del 1803 era elencata come parrocchia, nell’atto di delimitazione delle diocesi di Alba e Mondovì. In un altro del 1805 di Napoleone Bonaparte, viene annoverata tra le “parrocchie” di cui si era impadronito. Inoltre, tradizione orale ancor più remota racconta di quando i parrocchiani di Ceva si congedarono da San Bernardino da Siena, dopo le sue predicazioni, proprio ai confini con la parrocchia delle Mollere. La questione si protrasse fino al 1906, allorché l’arciprete di Ceva Francesco Mauro e il vescovo monregalese Giovanni Battista Ressia se ne interessarono, attribuendo infine ufficialmente il titolo e nominando parroco il sacerdote Antonio Dotta.
L'attuale chiesa si presenta come il risultato di un completo rimaneggiamento, realizzato nell’ultimo dopoguerra, di un’altra edificata nel medesimo sito nell’Ottocento, probabilmente sui resti di quella seicentesca.
Internamente consiste in un’unica navata caratterizzata da tre campate e conclusa con presbiterio e abside, scanditi da risalti di pilastri, così come tutto il resto dello spazio. La navata è arricchita da tre ampie rientranze per lato, quasi ad imitazione di navate laterali. Partendo dall’ingresso, nella prima di queste dal lato destro è collocato un confessionale, in quella di fronte è ricavato il fonte battesimale, chiuso da una piccola cancellata. Nella seconda a destra vi è un altare sormontato da una nicchia contenente una statua della Madonna del Rosario con Bambino, quello dalla parte opposta è dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Un altro altare è collocato nella terza rientranza sulla destra con una statua dell’Immacolata, mentre sulla sinistra la nicchia è occupata da una statua di santa Teresa del Bambin Gesù e al posto dell’altare vi è una colonnina di marmo con l’urna per le elemosine.
Sopra l’altare maggiore, al centro dell’abside, la pala raffigura una Madonna con Bambino con ai piedi gli evangelisti san Marco a sinistra e san Giovanni a destra. Il presbiterio è ancora adornato con un quadro del Sacro Cuore di Gesù sulla sinistra, mentre di fronte è affissa una tela molto elaborata con rappresentati i misteri del Santo Rosario in quindici riquadri, che contornano un’immagine della Madonna del Rosario col Bambino, san Domenico di Guzman e santa Caterina da Siena, che evidenzia una marcata somiglianza con la raffigurazione artistica della famosa Madonna del Rosario di Pompei. Tutti gli altari, compreso quello maggiore, sono rivestiti in marmo bianco di Carrara lavorato ad imitazione dello stile romanico.
In alto, lungo tutto il perimetro, è realizzata una fascia con tinteggiatura marmorizzata a tromp l’oeil, che evidenzia la linea d’imposta del soffitto caratterizzato da volte a vela.
Per lungo tempo, in seguito ai lavori di ricostruzione della chiesa, la facciata rimase a rustico e solo più tardi venne completata.
Questa è del tipo a salienti, con il piccolo portale inquadrato da un ordine di lesene e sormontato da un frontone spezzato, con una statua raffigurante San Marco. Sopra di esso si trova un piccolo rosone. L'intero fronte è trattato con un decoro pittorico semplice, realizzato in epoca recente.
Il modesto campanile, dotato di orologio, è a base quadrata e si sviluppa sul lato sinistro con alcune specchiature, per poi concludersi con la piccola cella campanaria contenuta in un ordine di lesene.
Sulla parete lungo la via si trovano i resti di un dipinto raffigurante una Madonna con Bambino incorniciato da un motivo a ovoli, in parte andato perduto. Si tratta dell'unica traccia ancora visibile dell'edificio parrocchiale precedente, che sebbene fosse ubicato nello stesso sito di quello attuale, era probabilmente orientato in modo diverso, al contrario rispetto ad oggi, ovvero con l’altare maggiore posto sulla parete rivolta verso il torrente Cevetta. Purtroppo, non avendo notizie sulla costruzione del XVII secolo, non è possibile determinare se e in quale misura, parti di questa si fossero mantenute nelle strutture della chiesa ottocentesca e di quella attuale.