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Monumenti ed Architetture a Ceva


Associazione Ceva nella Storia - Frazione Malpotremo: Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo

Frazione Malpotremo: Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo     Torna all'indice


L’ubicazione di questa chiesa, piuttosto distante dall’abitato della frazione, fa presumere che sia stata costruita, verso le prime decadi del Cinquecento, sui resti di un altro edificio di culto a servizio del vicino castello, ormai inesistente.

Secondo la relazione del 1820 dell’arciprete Stefano Gaudenzio De Michelis, la chiesa era larga 16 piedi (circa 8,20 metri) e lunga 46 (circa 23,60 metri) ed aveva il campanile alto 6 trabucchi (circa 18,50 metri). Il 23 febbraio 1887 un terremoto ne lesionò i muri e si resero necessari i primi lavori di risanamento.

Lo spazio del fabbricato attuale è di impianto longitudinale ed è composto da tre navate. Curiosamente quelle laterali sono sfalsate di una campata nei confronti di quella principale in quanto sono arretrate rispetto al filo della facciata, ma allineate con il fondo del presbiterio. La particolare conformazione fa si che la facciata della chiesa abbia una minore larghezza se paragonata all’interno, poiché è realizzata solo in corrispondenza della navata principale. Quest’ultima è sormontata da una sequenza di tre volte a crociera a sesto ribassato, un accenno di arco di trionfo e una balaustra in marmo separano la navata dal presbiterio che ha volta a bacino.

L’altare maggiore è rivestito da marmi policromi ed è addossato alla parete di fondo del presbiterio. La statua che lo sormonta raffigura San Bartolomeo, titolare della parrocchia e annualmente, a fine agosto in occasione della festività del santo, viene portata in processione nella borgata Garroni.

Le navate laterali sono entrambe costituite da tre campate. In quelle centrali si trovano due altari quasi identici, rivestiti in marmo: quello di destra è dedicato a San Giuseppe, ritratto con il Bambino in braccio; quello di sinistra alla Madonna con il Bambino, dipinta con in una mano una corona del rosario, però la cassetta per le elemosine murata lì vicino ha un cartiglio con il nome di sant’Anna e il vestito color rosso col manto azzurro della figura inducono a pensare che potrebbe anche trattarsi di quest’ultima rappresentata con Maria Bambina, ma in questo caso sarebbe anacronistica la presenza del rosario.

Le due campate sono sormontate da volte a crociera, mentre le rimanenti laterali, di cui due allineate con il presbiterio, sono dotate di volte a botte a sesto ribassato e unghie laterali.

Il fonte battesimale è collocato in una nicchia nella prima campata della navata principale, di fronte all’ingresso laterale.

Un piccolo pulpito in legno intarsiato è addossato all’angolo del pilastro di destra, tra lo spazio di culto e il presbiterio, mentre su quello di sinistra è ricavata una nicchia con una statua della Madonna col Bambino.

Nelle prime due campate delle navate laterali si possono vedere: in quella di destra una tela ovale raffigurante San Bartolomeo ed in quella di sinistra un’altra di uguale forma con rappresentata la Sacra Famiglia. In quest’ultima campata è strutturata una grande nicchia tripartita in cui sono collocate le statue del Sacro Cuore di Gesù al centro, di sant’Antonio da Padova a destra, mentre per quella di sinistra si nutrono alcuni dubbi, ma potrebbe trattarsi di san Luigi Gonzaga. Le tre statue paiono di fabbricazione piuttosto recente.

Come sopra accennato la facciata ha una larghezza pari alla sola navata centrale ed è composta da due ordini di paraste sovrapposti, sormontati da un frontone. Il portone d’ingresso, al quale si accede tramite alcuni scalini, è inquadrato da due semicolonne architravate. Al centro una piccola finestra a tutto sesto dà luce alla tribuna lignea posta sopra l’ingresso medesimo. Un recente intervento di ristrutturazione dell’intero frontespizio ha messo in vista i laterizi che costituiscono le paraste e parte del frontone, mentre tutte le altre superfici sono state trattate con intonaco e tinteggiate con diverse tonalità di ocra. Le decorazioni interne, già riprese nel 1938, furono ripristinate nel 1987 dal pittore Enrico Roà di San Michele Mondovì. L’ultimo rifacimento del pavimento risale invece al 1913.

La torre campanaria è a base quadrata ed è formata da tre ordini di paraste sovrapposti, di cui l’ultimo costituisce un ordine architettonico dorico. La struttura è in mattoni e nei tamponamenti si trovano specchiature cieche, ad eccezione della cella campanaria aperta su quattro lati; in una di queste è inserito il quadrante dell’orologio. Nonostante il cattivo stato delle superfici è deducibile come in origine gli sfondati fossero intonacati, mentre solo il laterizio delle paraste e le cornici fossero a vista, in un preciso progetto di chiaroscuri. La torre è impostata su una massiccia base in pietra, ad indicazione dell’esistenza di una precedente a quella attuale. Nel 1940 venne installato l'orologio con funzionamento meccanico, elettrificato poi nel 1986, anno in cui si sostituirono le travature in legno che reggevano le campane con altre in metallo.

L’intero edificio religioso oggi si presenta quindi come il risultato di una serie di rimaneggiamenti e addizioni, sviluppatesi probabilmente a partire da un nucleo primitivo, forse quello ipotizzato a servizio del castello medioevale prima del Cinquecento. Dalla forma e disposizione delle volte si intuisce come queste siano state costruite in un periodo successivo rispetto alle strutture verticali, forse in sostituzione dei soffitti in legno. Visto il particolare assetto dello spazio interno è ipotizzabile che la prima campata della navata principale sia il prolungamento di una già esistente e dunque anche la facciata sia di edificazione più recente rispetto al resto della chiesa.

Oltre al portone principale, vi è un accesso laterale a destra, con una curiosa pietra semicircolare di fattura molto vecchia a formare uno degli scalini. La sua storia segue quella del camposanto, che venne costruito nel 1873. In origine i defunti venivano sepolti in due fosse comuni esterne alla chiesa, a ridosso della scalinata principale, una per le donne e una per gli uomini, come evidenziato nella sopra riportata relazione dell'arciprete De Michelis del 1820. Il sepolcro dei bambini si trovava invece all’interno dell’edificio di culto, nell'angolo a destra vicino alla porta. Gli elementi di pietra delle botole dei due sepolcreti esterni vennero utilizzati per costruire i gradini della porta secondaria, ma recenti lavori di ristrutturazione ne hanno mantenuto in vista soltanto uno.

Sul lato destro esterno della chiesa, il pittore Enrico Roà dipinse, nel 2005, una meridiana, in memoria di Emilio Amo (1921-2005), storico locale e sindaco di Ceva verso la metà degli anni Settanta del secolo scorso, che andava a sostituire quella ormai rovinata dalle intemperie posta sulla casa di fianco.

Negli anni la chiesa ebbe a subire diversi furti di mobili pregiati e suppellettili. Il più dannoso fu quello compiuto nella notte del 19 novembre 1993.