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Monumenti ed Architetture a Ceva


Associazione Ceva nella Storia - Frazione Malpotremo: il Castello

Frazione Malpotremo: il Castello     Torna all'indice


La strada proveniente da Ceva, subito prima di raggiungere l’abitato di Malpotremo, lambisce una collina comunemente indicata come “Castello”. Si tratta di un’altura che presenta chiare tracce di una modellazione artificiale da parte dell’uomo, oggi circondata da boscaglia e per la maggior parte ricoperta da arbusti, dai quali però emergono qua e là resti di murature in pietra.

La sua posizione è strategica in quanto dalla sua sommità si domina contemporaneamente la valle del Tanaro fino a Bagnasco e la valle Cevetta fino a Priero.

Di queste strutture non si hanno dati documentari, ma con ogni probabilità il sito corrisponde al nucleo primitivo del castrum (agglomerato con cinta fortificata) di Malpotremo di cui si ha notizia in un documento del 7 luglio 1142, quando il marchese Bonifacio di Savona divise tra i suoi figli i possedimenti della Marca Aleramica, lasciando Malpotremo ad Anselmo, insieme al Marchesato di Ceva. La seconda traccia documentaria si trova su una pergamena del 1440 dalla quale si evince che Filippo Maria Visconti, duca di Milano, fece investire da Corradino De Capitani, del castello e delle terre di Malpotremo e altri territori in Ceva, Luca Giogia.

Rispetto alle fonti sicuramente il castrum di Malpotremo ha origini più antiche, precedenti almeno di qualche secolo l’anno Mille. Per via della sua posizione dominante si può immaginare che si trattasse di un insediamento a devozione agricola, sorto in epoca tardo antica e successivamente elevato a castrum in un’ottica di riordino del territorio. Del suo perimetro non vi è più traccia ma, con ogni probabilità, nel periodo di massima estensione, il suo abitato copriva una superficie che andava ben oltre all’attuale collina. A testimonianza di ciò si deve tener conto della posizione della chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, ora collocata in modo marginale rispetto all’assetto delle borgate, giustificabile solo da una fondazione antica del villaggio, ovvero a quando l’insediamento aveva una conformazione tale per cui la parrocchiale risultava centrale.

Non è possibile sapere quando e attraverso quali strutture la sommità della collina venne occupata per la prima volta da abitazioni di preminenza signorile, poiché, da una sommaria analisi dei resti murari a cui si è accennato, questi possono essere ricondotti alle ultime fasi di vita del castrum, verso il XIII secolo. Infatti dagli stessi si deduce una costruzione di forma rettangolare con una piccola torre a base circolare nella parte a sud; si trattava di una torre di cortina a gola aperta e, considerando lo spessore delle murature, poco sviluppata in altezza. Nella vegetazione sono ancora visibili i resti di una cisterna interrata di forma rettangolare, in origine internamente intonacata, che secondo le fonti era dotata di copertura e di torretta per attingere l'acqua, demolite in epoca recente. Da questi indizi si rivela dunque una costruzione di epoca basso medievale, con chiara funzione militare. Probabilmente questa fu l’ultima conformazione che la collina del castrum di Malpotremo assunse prima di essere abbandonata. Non sono visibili tracce di strutture precedenti e solo un’analisi più approfondita del sito potrebbe dare maggiori informazioni circa l’originale forma della sommità del castrum medesimo.

Secondo lo studioso locale Emilio Amo i ruderi della piccola struttura difensiva e della relativa torre furono riutilizzati come materiale da costruzione sul finire del XIX secolo, su volere dell'arciprete don Emanuele Daziano, essendo il sito di proprietà della curia. L’area occupa poco più di duemila metri quadrati.