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Monumenti ed Architetture a Ceva


Associazione Ceva nella Storia - Frazione Poggi Santo Spirito: Chiesa parrocchiale di Santo Spirito e Sant’Antonio

Frazione Poggi Santo Spirito: Chiesa parrocchiale di Santo Spirito e Sant’Antonio     Torna all'indice


L’attuale edificio sede della chiesa parrocchiale della frazione dei Poggi Santo Spirito è il frutto di una lunga serie di rimaneggiamenti eseguiti nel corso dei secoli.

La prima testimonianza documentale ufficiale dell’esistenza di un luogo di culto ai Poggi Santo Spirito risale a una visita pastorale di monsignor Alberto Capriano († 1595) vescovo di Alba, datata 29 settembre 1591. A quell’epoca i Poggi facevano parte dell’Arcipresbiterato di Ceva e la chiesa era retta da un vicecurato. Relativamente al periodo della sua edificazione bisogna però considerare la testimonianza di don Giovanni Battista Regis, rettore verso la fine del Settecento, il quale in un manoscritto riporta che all’epoca era visibile sul muro esterno del coro un’incisione: 1573, anno presunto di consacrazione del tempio. Insieme a questa data si potevano scorgere alcune parole che ne evidenziavano l’intitolazione allo Spirito Santo.

Grazie alla relazione del 15 ottobre 1792 sullo stato della Parrocchia di un altro don Regis, Bartolomeo zio del precedente, è possibile sapere che in quel periodo la chiesa era già costituita da tre navate con volte in pietra e dotata di quattro altari: quello Maggiore, già all’epoca dedicato allo Spirito Santo e a Sant’Antonio Abate; a destra di questo quello della Madonna del Rosario; a sinistra quello della Madonna del Carmine e San Giuseppe e quello dell’Addolorata. Nel documento viene riportato inoltre che il cimitero era a fianco della chiesa, dove oggi sorgono i giardinetti, ma non era utilizzato da molto tempo, al punto che ne era stato murato l’ingresso, in quanto i defunti venivano tumulati in due sepolcri, uno per gli adulti e uno per i bambini, all’interno della chiesa, posti sul fondo.

Tra il 1831 e il 1835 si edificò l’attuale torre campanaria, in sostituzione di una precedente, di semplice fattura, costruita nel 1780, che consisteva in due pilastri sul muro perimetrale che reggevano la campana, pressappoco dove sorge ora il campanile. Poiché la corda legata alla campana era esterna alla chiesa, la struttura venne modificata nel 1822 a causa dell’entrata in vigore di una legge che vietava il suono delle campane per motivi non religiosi. Nel 1898 si presentarono problemi statici al di sopra della cella campanaria, venne perciò costruita una nuova copertura di forma piramidale, che esiste tuttora, dopo aver scartato altri modelli ritenuti più costosi, tra cui un cupolino a cipolla rovesciata, tipo quello del Duomo di Ceva.

Nel corso del XIX secolo vennero apportate alcune migliorie come un nuovo portale d’ingresso (1837), un fonte battesimale (1839), un nuovo pavimento (1840), il rifacimento della copertura (1841), l’acquisto di tre campane e l’ampliamento della chiesa tra il 1883-1885. In questa occasione l’edificio venne prolungato verso la piazza, con l’aggiunta dell’ultima campata delle navate e la costruzione della facciata odierna. Sui fianchi della chiesa è possibile osservare la posizione di quella precedente. Contestualmente fu rifatto il tetto e sostituiti i serramenti. Si può ipotizzare che fu nel corso di questo intervento che vennero realizzate le attuali volte delle navate.

A cavallo tra il XIX ed il XX secolo fu nuovamente rifatto il pavimento nonché le decorazioni sia interne che in facciata e si sistemò una tribuna di 21 metri quadri sopra l’ingresso, ora non più esistente.

Il 15 gennaio 1906 questa chiesa ottenne il nulla osta per l’erezione a chiesa parrocchiale, divenuta ufficiale il 16 settembre dello stesso anno. Fino ad allora aveva continuato ad essere una succursale dell’Arcipretura di Ceva. Don Domenico Canaveri, sedicesimo dei titolari di Santo Spirito, fu il primo ad assumere il titolo di parroco, abbandonando l’appellativo di rettore.

Nel 1925 si eseguirono altre decorazioni interne e fu conferito il titolo di Pievania alla parrocchia e al suo titolare quello di Pievano. Nel 1930 venne collocato l’orologio con due quadranti sulla torre campanaria e si provvide alla realizzazione di un nuovo pulpito in mogano.

Negli anni Settanta si posò l’attuale pavimentazione e si costruì il nuovo altare maggiore, utilizzando buona parte degli elementi di quello precedente, mentre nel 2010 fu effettuata la ristrutturazione degli esterni, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. I lavori furono affidati all’impresa Mao e al pittore Verra.

Oggi l’interno della chiesa è diviso in tre navate, quelle laterali si sviluppano con tre campate e sono sormontate da volte a crociera, mentre quella centrale, più ampia, si estende per quattro campate ed è chiusa da una volta a botte continua, a sesto ribassato, all’interno della quale per ogni lato si aprono quattro unghie di altrettante lunette pittoriche.

L’unico ordine architettonico si incontra nella navata centrale, dove una serie di paraste, di accennata conformazione dorica, sorreggono una trabeazione continua e inquadrano gli archi a sesto ribassato che separano questa navata da quelle laterali. L’arco di trionfo è assente, perciò il presbiterio è in continuità con la navata centrale, da cui è separato soltanto da alcuni scalini, in fondo a questo si trova una sorta di abside sormontato da una volta a catino di forma ovale. Su questa parete è incassato il tabernacolo, al di sopra del quale vi è la pala d’altare raffigurante una Madonna con Bambino con ai lati due figure femminili e ai piedi san Giovanni Battista e sant’Antonio Abate. L’area antistante il tabernacolo è delimitata da una piccola balaustra di marmo, sprovvista di cancello, che disegna a terra un piccolo semiovale.

Nell’abside, a sinistra del tabernacolo si trova una piccola finestra arcuata, mentre sul lato destro del presbiterio, dietro una grande tela che raffigura san Pietro vi è un’apertura rotonda comunicante con la sacrestia. Si tratta probabilmente dei resti della primitiva chiesa di Santo Spirito, alla quale si faceva riferimento per la prima volta nel 1591, che renderebbero verosimile la testimonianza settecentesca circa la presenza sul muro esterno del coro della sopracitata incisione commemorativa (1573).

L’intero ambiente è illuminato da finestre di forma circolare, una per ogni campata delle navate laterali, più tre sulle testate delle navate in facciata, di cui una sopra all’unico portale d’ingresso, che è incentrato sulla navata principale.

Nel presbiterio oltre al quadro di san Pietro sono collocate altre opere pittoriche di pregevole fattura, tra cui alcune restaurate di recente, come un quadro di forma rotonda raffigurante san Domenico e la grossa tela della Madonna con Bambino, con ai piedi Sant’Antonio da Padova, San Rocco, San Grato e san Magno, già pala d’altare della cappella di san Rocco presso la località Gaiotti.

Allo stato attuale, oltre all’altare maggiore, dedicato allo Spirito Santo e a sant’Antonio Abate (realizzato in marmo nel 1921, demolito nel 1971 e sostituto da quello attuale dopo il concilio Vaticano II) vi sono altri due altari posti in fondo alle due navate laterali, molto simili tra loro, risultato di un recente rimaneggiamento di due altri più antichi, realizzati in muratura, decorati a stucco e in parte rivestiti in granito bianco. Entrambi sono sormontati dalle relative pale, in quella di destra è ritratta una Madonna con Bambino con San Filippo Neri e Santa Caterina da Siena, mentre in quella di sinistra, opera del pittore Carlo Deagostini, attivo a Ceva nella metà dell’Ottocento, si nota una Madonna Addolorata con ai piedi due figure di religiosi in atteggiamento orante, di cui quello di sinistra si dice sia San Gaetano Thiene. Sulla parete della navata laterale sinistra, a livello della terza campata, è esposta una Deposizione risalente al XVII secolo e in corrispondenza delle seconde campate vi sono due edicole, speculari tra loro, contenenti le statue di Maria Ausiliatrice a destra e san Giuseppe col Bambino a sinistra.

Il fonte battesimale in marmo si trova alla sinistra del portale d’ingresso, incassato dentro una nicchia decorata e chiusa da una cancellata in ferro, mentre alla destra vi è un quadro sul quale è rappresentata santa Eurosia di Jaca.

Adornano ancora la chiesa alcune statue (Sacro Cuore di Gesù, Immacolata, San Rocco) e una serie di altorilievi in gesso che rappresentano le stazioni della Via Crucis.

L’apparato pittorico è stato ripreso negli anni Settanta del secolo scorso, ma risale al 1925 ed è opera del pittore cebano Giovanni Peirone. Le decorazioni interessano principalmente la navata centrale e le paraste di quelle laterali, queste ultime sono trattate con delle semplici specchiature. Le superfici rimanenti sono tinteggiate di bianco, ma da alcuni distacchi si intuisce che in origine tutto l’ambiente fosse ornato di pitture. Sulla volta della navata centrale si trovano raffigurati diversi simboli sacri fino all’abside, nella cui calotta ovale è rappresentata la volta celeste, mentre sulle paraste e sugli archi si trovano specchiature marmorizzate.

Il pavimento è in marmo ed è stato realizzato nel 1977, a sostituzione di quello precedente in cemento, probabilmente delle marmette, posato all’epoca di don Domenico Canaveri all’inizio del secolo scorso, che a sua volta era stato disposto sopra un altro più antico in cotto, forse quello del 1840.

Come anticipato l’esterno della chiesa è stato interessato da un intervento di rifacimento delle facciate nell’anno 2010, che ha visto il ripristino di alcune decorazioni e l’applicazione della tinta, di colore aragosta per gli sfondati, le specchiature e i fianchi della costruzione, bianco per le cornici e l’ordine architettonico. Il fronte principale è tripartito da un ordine di lesene dove un accenno di avancorpo centrale individua la navata centrale e ospita il portale di ingresso, al di sopra della trabeazione un grosso frontone, decorato con due pinnacoli a forma di obelisco, chiude la facciata.

Sui fianchi della chiesa è possibile notare l’addizione del 1885, che ha visto l’avanzamento della costruzione verso la piazza e la costruzione della attuale facciata, con l’innalzamento del piano di imposta del tetto in corrispondenza della prima campata delle navate.

L’odierno campanile, come anzidetto, è stato eretto tra il 1831 e il 1835 e fu modificato nel 1898, assumendo l’attuale conformazione. Nella cella campanaria si trovano tre campane, quella più grande fu acquistata nel 1848, mentre le altre sono del 1818 e del 1910.

La torre campanaria è situata dietro l’altare dell’Addolorata, ovvero in corrispondenza della navata di sinistra e da terra si sviluppa per quattro livelli, di cui tre oltre l’imposta del tetto della chiesa, l’ultimo è destinato a cella campanaria, mentre al terzo sono collocati i due quadranti dell’orologio. Come già evidenziato la struttura è conclusa da una cuspide di forma piramidale, contornata da quattro piccoli pinnacoli in mattoni. L’intero campanile è intonacato di bianco ed è decorato con due ordini di lesene negli ultimi due livelli.