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Monumenti ed Architetture a Ceva


Associazione Ceva nella Storia - Località Ferrazzi - Cappella della Madonna degli Angeli

Località Ferrazzi - Cappella della Madonna degli Angeli     Torna all'indice


La cappella della Madonna degli Angeli, ormai ridotta ad una condizione di elevata instabilità strutturale è situata a circa un chilometro dall’agglomerato principale della località dei Ferrazzi, in una zona denominata Mastrik. Qui è altresì presente un vecchio edificio, più volte riadattato, nelle cui adiacenze vi era una piccola cappella dedicata a San Carlo, ora non più esistente. La struttura di questo fa presumere ad un’originaria sussistenza di un insediamento monastico fortificato.

Il piccolo edificio religioso della Madonna degli Angeli era di proprietà della nobile famiglia Rovelli ed attigua ad una loro casa con cascina, anch’esse oggi in completo stato di abbandono e rovina.

I Rovelli comparvero a Ceva intorno al 1677. Molto probabilmente è all’abate Alessandro Rovelli, convittore di Superga, canonico onorario e grande benefattore della Collegiata di Ceva, che si deve la costruzione della cappella, nella seconda metà del XVIII secolo. Infatti fino ad allora non comparve mai citata nelle relazioni delle visite pastorali. Il medesimo nel suo testamento del 13 novembre 1811, rogato Bellone, obbligava in perpetuo i suoi eredi e successori nel possesso di detta cascina, a farvi celebrare tutti i giorni festivi dell’anno una messa letta, con l’obbligo per il celebrante di impartire anche lezioni di catechismo.

Le relazioni dei parroci di Ceva, conservate nell’archivio della Diocesi di Mondovì, datano 1829, 1852 e 1886. Il documento del 1886, per quanto concerne le cappelle ed oratori privati, elencava ai Ferrazzi due cappelle: quella della Madonna di Loreto e quella della Madonna degli Angeli.

Quest’ultima era così descritta: «… forma un sol corpo colla cascina del signor avvocato Giuseppe Siccardi. E’ di moderna costruzione, ma non si conosce l’anno di sua fondazione». Questa pur succinta esposizione è importante in quanto lega gli immobili al nome dei Siccardi, con tutta probabilità divenuti proprietari verso la fine dell’Ottocento.

Oggi l’edificio religioso, già conosciuto come Madonna degli Angeli, viene segnalato su mappe e cartine con la cascina indicata col nome /I]Mastrik, ma più popolarmente nota come l’Abate, probabilmente a memoria dell’abate Alessandro Rovelli. Infatti si trova così citata in un documento del 1914, dove i Siccardi donano un’opera alla Galleria Sabauda, tuttora ivi custodita, di Jacques Iverny pittore avignonese del primo Quattrocento, come si evince dalla scritta sulla tela, leggermente alterata da alcune macchie: Jacobi Iverni Avinioni Fecit.

Si tratta di un polittico (trittico) con raffigurata al centro la Madonna del Latte con angeli, a destra santa Lucia ed a sinistra santo Stefano martire. Nella predella al centro è raffigurato Cristo che esce dal Sepolcro, tra san Pietro e san Paolo, a sinistra lo stemma dei marchesi Ceva, solo abbozzato nelle linee essenziali, a destra lo stemma di un ramo collaterale del medesimo casato, dipinto in maniera completa. Sul come sia pervenuta l'opera ai Ferrazzi si possono solo azzardare delle ipotesi: potrebbe esser stata commissionata o acquistata da uno dei diversi rappresentanti della famiglia marchionale che, come è provato, sovente si recavano nelle terre di Provenza, soprattutto nel periodo di dominazione orleanese dei nostri territori (prime decadi del Quattrocento). Improbabile è la presenza in loco dell'autore, anche se al medesimo è attribuito un affresco nel castello di Manta (Eroe ed Eroina), in quanto la didascalia indica che il quadro fu eseguito ad Avignone.

La relazione parrocchiale del 1886, riportava che la cappella era stata di spettanza dell’erede dell’abate Rovelli, il cavaliere Bava Beccaris di Fossano, già citato nella relazione del 1852 ed in quella del 1829 del canonico Giovanni Olivero.

In quest’ultima era pure precisato che «nell’ancona è rappresentata “la Madonna d.te delle fiori” di buon autore e decente».

La tenuta e la chiesa formano un tutt’uno al centro di un podere di circa 80 giornate. Nella cappella, fino alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, si officiava la Santa Messa domenicale in quanto il complesso era ancora abitato.

Attualmente questo edificio religioso, come anzidetto, è in stato di abbandono, col tetto crollato, come lo sono la cascina e la casa padronale, in rovina e depredate di tutti gli arredi, ma ancora piene di fascino e lasciano all’immaginazione la bellezza perduta.

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